All’Ambra Iovinelli ci s’interroga: si è come si appare o l’apparenza inganna? Si è veramente chi si dice di essere? L’animo umano è sospeso tra essere ed apparire. Citazioni da Socrate, Platone, Schopenhauer, Kafka che esprimono la saggezza umana e la visione filosofica del mondo attraverso i secoli, ma restano sterile teorizzazione che non aiuta il povero Mario ad affrontare i quotidiani problemi che la sua fragilità di precario professore di filosofia e di marito accondiscendente di una donna giovane e prorompente gli causa.
Innamorato della fedifraga consorte che lo ha cacciato dalla casa coniugale, incapace di affrontare con la necessaria determinazione le traversie dell’esistenza, ospite temporaneo di un conoscente che gli offre rifugio in sua assenza, non riesce a mettere in atto nemmeno il tentativo estremo di porre fine a tutto, persino alla vita. Si salva, non per il soccorso intempestivo del suo inaffidabile amico Emilio (azzeccagarbugli che non ne azzecca mai una), ma per la maldestra scelta del mezzo utilizzato.
Inizia una vicenda che si snoda tra situazioni ambigue e paradossali, equivoci, gag, buoni sentimenti, opportunismi, desiderio di salvare le apparenze, inganni e disinganni, innamoramenti estemporanei, sorprendenti rivelazioni.
Una commedia degli equivoci che fa ridere di gusto, con battute leggere e stralunate inframmezzate da dotti aforismi, che corre sul filo del dubbio che non si scioglierà nemmeno dopo la chiusura del sipario, stigmatizzando la falsità di tanti rapporti umani e la paura di mostrare la propria vera essenza, affogata nell’ipocrisia di maschere che la camuffano, tolte le quali, spesso gli altri rimangono increduli e si rifiutano di accettare la verità.
Falsità, finzioni e camuffamenti di ciascuno che si specchiano nei comportamenti degli altri, dando a volte a ciascuno l’immagine di sé falsata per sé stesso.
La pièce ha vinto il Premio Albatros 2011 con la motivazione “…sottolinea in maniera ironica l’eterna contrapposizione tra apparire ed essere, indotta all’estremo limite da un mondo troppo spesso dedito all’effimero”.
Tania Turnaturi
di M. Caputo, F. Velonà, M. Casagrande
con Maurizio Casagrande, Michele Caputo, Tiziana De Giacomo, Flora Vona, Arturo Sepe
la voce del dottore è di Pippo Pelo
scene di Giusy Giustino
costumi di Paola de Luca
regia di Maurizio Casagrande
una produzione DIANA OR.I.S.
al Teatro Ambra Jovinelli di Roma
piazza Guglielmo Pepe, 43
fino al 28 aprile 2013