VIAGGIeMONDO intervista Caterina Saracino

di Marco Mazzanti

Scrivere per se stessi, tenere diari: ci vogliono a volte anni perché cominci a emergere il desiderio di essere letti da occhi che non siano i propri, e nel fattempo, in un’intimità di parole da custodire, si snocciolano righe, si accumulano paragrafi, si consolidano capitoli, e si definiscono così personaggi e sentimenti.

Per Caterina Saracino all’inizio sono stati dei racconti brevi selezionati e inseriti in note antologie; poi nel 2008 la pubblicazione de Il giardino irrangiungibile, romanzo d’esordio che in pochi mesi va subito in ristampa.

Due anni dopo il suo talento viene notato dalla Eiffel Edizioni e nel 2010 esce Grigio, il libro grazie al quale la giovane scrittrice pugliese otterrà un notevole successo.

Della dura storia di Morgana e di suo fratello Gabriele, i protagonisti i Grigio, nonché dello stile incisivo della Saracino, si è parlato molto nel web e ora, a quattro anni di distanza dall’uscita del suo secondo romanzo, Marco Mazzanti di VIAGGIeMONDO incontra la scrittrice pugliese per parlare con noi di…

 

La luce giusta cade di rado è il titolo del suo nuovo romanzo, uscito proprio in questi giorni, una delle novità 2014 del marchio Eiffel Edizioni. Parliamo della sua genesi.

“La luce giusta cade di rado”, a differenza dei miei lavori precedenti, non è nato da un flash, ma ha preso forma per gradi, prendendo spunto da letture che mi stavano appassionando in quel periodo e riguardanti soprattutto l’omosessualità e l’autismo. Ho innestato queste due tematiche nell’ambito dei miei studi universitari (la comunicazione televisiva) e da qui è nata tutta la storia. Mi sono accorta, in fase di stesura, che era importante leggerla attraverso tre “occhi” diversi, proprio come in una regia televisiva, e quindi ho scelto il punto di vista di Miro, di Asia e di un occhio esterno, il cosiddetto narratore onniscente. È stata una bella scoperta rendermi conto che la scrittura in terza persona è di gran lunga la più complessa!

Rispetto al libro precedente, questo ha tonalità più leggere che potremmo dire “mondane”. In verità vengono affrontate anche qui tematiche difficili, come per esempio l’autismo…

Ho voluto utilizzare linguaggi e ambienti differenti rispetto a “Grigio” per due motivi: per dipingere un fondale più adatto alle tematiche non facili che volevo affrontare, e perchè dopo “Grigio”, più austero, sentivo la necessità di alleggerire i toni. Eppure sì, tratta (anche) una tematica complessa come l’autismo. Nutro profondo interesse per questa sindrome, per motivi personali e perché è qualcosa di poco sondabile, nonostante i tanti studi fatti al riguardo, e non è un caso se alcuni tra i più bei personaggi della letteratura e del cinema siano affetti da questa sindrome. Emma, una delle protagoniste del mio romanzo, viene descritta come un satellite sconosciuto dalla sua gemella Asia e dal fratello maggiore Thomas, eppure  molto sarà affidato proprio a lei, nella storia della famiglia…

Chi è invece Asia?

Asia, la gemella di Emma, non è autistica ma è comunque una ragazza molto fragile, convinta di essere responsabile della sindrome di Emma (come se nell’utero materno avesse assorbito e assorbito, togliendo a lei). La morte prematura del padre e la totale dedizione della madre verso Emma l’ha responsabilizzata e fatta crescere molto presto, lasciando però dei grandi vuoti nella sua vita. L’unico modo per reinventare la sua infanzia è illustrare libri per bambini. Asia vive un amore epistolare con il suo vicino di casa, Lorenzo, cinquantenne giornalista di una testata locale, ma quando smette di scrivere, la sua vita si trasforma.

Una delle sue maggiori capacità è quella di saper conferire grande spessore ai personaggi maschili: ricordiamo Daniele e Gabriele in Grigio, o Elia Dori il protagonista del suo primo romanzo. Da scrittore donna, come vive la loro creazione?

Grazie del complimento! Devo dire la verità, per me raccontare gli uomini e raccontare le donne, anche narrando in prima persona, ha lo stesso grado di difficoltà, né più né meno. Non lo dico per presunzione ma perché quando scrivo intingo la penna nell’anima e l’anima è la stessa, sia per un uomo che per una donna. È naturale che ci siano differenze, però quando mi immedesimo nel personaggio di cui scrivo, uomo o donna che sia, lo faccio credendoci talmente tanto che – forse, mi auguro – riesco ad avvicinarmi alla credibilità. In La luce giusta cade di rado si pone l’accento sul ruolo dei mass media, sulle tendenze televisive, sull’intramontabile fascino dei format. La sua penna stavolta, oltre a indagare sui rapporti umani, diviene occhio scrutatore, un voyeur. Questo è certamente un romanzo che si struttura su diversi livelli d’interpretazione.

La realtà, nella vita come nei romanzi, si affida spesso all’interpretazione, e anzi, ci sono tante “filosofie”, diciamo così, che partono proprio dal modellare la nostra interpretazione per accettare certi avvenimenti.

Nei reality, che meno reali non potrebbero essere, nonostante il nome, lo spettatore fa una sorta di patto con i concorrenti: mostratemi la vostra interpretazione del vero e io ci crederò. Insomma, noi tutti sappiamo che la tv è finzione, anche quando porta il vessillo della verità, eppure riusciamo ad appassionarci alle vicende dei protagonisti. In “Art Marathon”, il reality di cui si parla nel mio romanzo, sotto l’occhio del ciclone finiscono Thomas (fratello di Emma e Asia) e Axel, che vivono la prima storia d’amore gay in un reality italiano. Questo suscita reazioni differenti nel pubblico. E i mass media, che dovrebbero informare e contribuire al progresso civile, a volte ottengono l’effetto contrario. Il paradosso è sempre in agguato…

Laureata in Scienze della Comunicazione, come vede l’evolversi dei mass media e qual è, secondo lei, il ruolo della scrittura e della letteratura in un’epoca di forte digitalizzazione della nostra vita?

Non vedo un evolversi ma un involversi, purtroppo. Parlando di televisione, visto che è una protagonista del libro, la differenziazione enorme (centinaia e centinaia di canali) porterà alla ricerca di contenuti sempre più pericolosi, pur di racimolare pubblico. Mi viene in mente un film, assurdo ma in qualche modo illuminante, di Bill Guttentag, “Live! – Ascolti record al primo colpo”. I concorrenti, per una fortissima somma di denaro, devono giocare alla roulette russa, e uno di loro – necessariamente – dovrà morire in diretta. Non dico che si arriverà a questo, ma credo di aver reso l’idea. Il ruolo della letteratura è sempre da proteggere: la scrittura racconta, analizza, ci dà la misura dell’epoca in cui viviamo e forse può riportarci nei ranghi. Ma i libri vanno letti, e questo, nel nostro Paese, sembra diventato un optional.

Un augurio per questo 2014.

Di vedere le cose sotto la luce giusta (anche se cade di rado). E di non lasciarci contagiare dal cinismo che ci infetta ogni giorno di più.

Felice anno nuovo a tutti e grazie per avermi dato l’occasione di parlare del mio romanzo.

 

 

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