Marco Mazzanti intervista Giuseppe Lorin


di Marco Mazzanti

Nello storico quartiere di Monteverde, nelle strette vicinanze dei grattacieli di cui ci parlava Pier Paolo Pasolini nelle sue opere, a due passi dai prati di Villa Pamphilj, il nostro inviato Marco Mazzanti ha incontrato Giuseppe Lorin, giornalista, nonché poliedrico scrittore, una delle voci più interessanti dell‘attuale scena letteraria.

Giuseppe, Lei ha spaziato dalla saggistica alla narrativa: ha pubblicato il Manuale di Dizione, il libro Da Monteverde al Mare e il recentissimo Tra le Argille del Tempo, editi, questi ultimi due, da David and Matthaus Edizioni, rispettivamente nel 2013 e nel 2015. Lei si muove inoltre fra teatro e cinema, lavora come autore, regista e attore. Eppure so che non ama molto le etichette, preferisce definirsi “uomo di cultura”, è vero?

Sì, è così. Chi è da anni nello spettacolo o meglio nell’ambito della cultura in genere, non dovrebbe essere etichettato solo per un’unica attività svolta, anche perchè è la vita che ci fa affrontare ruoli sempre diversi secondo l’occasione che ci è assegnata in quel preciso momento. Non è forse vero che quando guidi la tua macchina diventi un abile autista o quando cucini sei un cuoco attento ai sapori giusti per palati esigenti o se insegni sei un maestro emerito? È comunque il ruolo richiesto e che interpreti nelle tue capacità professionali che definisce la tua cultura in base alle tue conoscenze, alla tua preparazione e alla tua abilità.    

Più oggi che ai suoi esordi, la multimedialità, ovvero Internet, ha permesso di combinare le varie espressioni della creatività umana, dando modo di ideare e comporre interessanti commistioni nelle quali parola e immagine confluiscono. Quale pensa che sia l’evoluzione di questa nuova corrente che tende far sì che letteratura, cinema e poesia si amalgamino?


Stiamo già assaporando queste commistioni artistiche ormai da qualche anno, e ciò è stato possibile grazie al genio di Carlo Rambaldi che con l’ologramma da lui messo in pratica abbiamo l’amalgama della letteratura, del cinema e della poesia. È il caso offerto dal Museo Archeologico di Lavinium, a Pratica di Mare, dove all’interno della sala 5, Civitas Religiosa, l’apparato audiovisivo del teatro ottico cattura l’attenzione dei visitatori. Grazie a questa installazione infatti, all’interno dello spazio sacro ricostruito scenograficamente si materializza, in una prospettiva tridimensionale, un personaggio, l’attore Omero Antonutti, che, nelle vesti di sacerdote, introduce e inizia il visitatore alla conoscenza dei misteri e dei culti del santuario. Non sono miracoli della scienza e della tecnica, basta informarsi sull’evoluzione della multimedialità.

Recentissima è l’uscita del Suo ultimo libro, il già citato Tra le Argille del Tempo. È una nuova concezione di romanzo, un libro dietro cui vi sono stati lunghi mesi di lavoro. Parliamo ai lettori di VIAGGIeMONDO di questo progetto che finalmente ha visto la luce e che sta ottenendo un ottimo riscontro da parte della critica e dai suoi lettori.

Tra le argille del tempo, il mio nuovo romanzo. Sì, c’è da fare questa premessa. L’argilla è una  roccia sedimentaria sminuzzata derivante da una prima alterazione per decantazione in acqua, per frizione di ghiacciai sulla roccia di base, per azione dei venti e del sole, fattori che inducono allo sfaldamento lento naturale e spontaneo dell’argilla stessa. Negli anni e nei secoli questi processi pedogenetici (πέδον: suolo; γένεσις: nascita) fisici, chimici e biologici portano inevitabilmente alla friabilità della materia, se non forgiata e consolidata dalla “cottura” ad alte temperature, ad opera dell’ingegno umano.


“Tra le argille del tempo”, il romanzo, sottolinea la fragilità delle esistenze e della storia dei luoghi da esse abitati e modificati. Narrare la storia dell’area intorno a Roma è inevitabile per chi a Roma è nato e vi risiede. L’amore per la città e la ricerca dei suoi segreti sono stati gli sproni per affrontare e sviluppare un argomento che l’autore aveva lasciato maturare nei meandri della sua conoscenza. Dagli Etruschi ad Enea e a Romolo e Remo, dalle vestali ai sette colli, dalla Fides alle società segrete, dall’inquisizione ai libri al rogo, dai Templari ai Cavalieri di Malta, dalle chiese dell’Aventino ai segreti nascosti in esso, dai riti mitriaci al Castello della Magliana, dal “biondo Tevere” il racconto dell’ultima notte di Pier Paolo Pasolini, ed altro ancora. 

Dopo la fantasia e la storia c’è la realtà che va descritta e raccontata minuziosamente nel rispetto della verità!

I personaggi descritti, le loro storie e i luoghi rispecchiano l’autenticità narrativa. Per queste ragioni “Tra le argille del tempo” è da considerarsi il primo romanzo postfantastorico.  

Lei si trova spesso fuori Roma per lavoro. Quali significati darebbe alla parola viaggio e quale contributo dà la dimensione dello spostamento alla Sua scrittura?

Bellissima domanda che contempla il significato di viaggio, e per questo La ringrazio! Il viaggio per me è la dimensione che subito abbiamo appena apriamo gli occhi al mondo, alla vita. È un viaggio che  racchiude molte bellezze e nasconde segreti che lentamente si svelano alla nostra conoscenza, le leggende poi si perdono nella storia,  spesso occultate agli occhi di noi stessi o recluse nel nostro inconscio, e lì riposano fino a che il sogno non le desta dal loro letargo, ed è allora che prendiamo coscienza della vita che ci accompagna nel viaggio dell’esistenza, o delle esistenze.

(foto Danila Properzi)

 

Marco Mazzanti