Hopper al Vittoriano fino al 12 febbraio 2017

di Orso Mattia Nasini

La mostra dedicata al famoso pittore statunitense è tornata a Roma nel museo del Vittoriano, luogo della sua ultima visita, a fine dello scorso anno e l’esposizione continuerà fino al 12 Febbraio.

Ho avuto l’occasione di visitarla durante una giornata velata e fredda, un po’ spiacevole, che però mi ha consentito di gustarmi l’esposizione semi-deserta.

Le opere sono in prestito dal Whitney Museum di New York e tra esse ci sono alcune tra le più celebri di Hopper come Summer Interior (1909), New York Interior (1921), South Carolina Morning (1955) e Second Story Sunlight (1960).

Era la prima volta che vedevo dal vivo dei lavori di questo pittore ma dubito fortemente sarà l’ultima. La disposizione dei quadri divisi in sei spazi dà un deciso senso di progressione mischiando quadri ad olio, acquarelli e studi a matita, non secondo la tecnica di realizzazione ma secondo l’impressione che dà allo spettatore.

Nonostante la presenza di lavori emblematici come detto prima, i lavori che ho preferito sono Small Town Station (1920) e Tall masts (1912). Purtroppo ho potuto notare che l’audioguida non copriva tutte le opere, in particolare quelle della sala di Small Town Station a punto.
Una pecca spiacevole ma trascurabile.

Per la prima volta oltre all’esposizione delle opere è presente una sezione dedicata alla presenza del pittore nel mondo del cinema infatti, registi del calibro di Hitchcock, Michelangelo Antonioni, Dario Argento e i fratelli Coen sono stati influenzati dal tratto di Hopper per poi trasportarlo in film diventati ormai classici iconici.

La mostra è stata organizzata da Arthemisia Group in con la collaborazione con il Whitney museum ed in particolare con la curatrice della mostra Barbara Haskell sotto la guida dell’Istituto per la storia del risorgimento italiano e della Regione Lazio.

Orso Mattia Nasini