Giappone in fiore

di Giulia Quinzi e Giorgia Pandolfi

L’Istituto Giapponese di Cultura  è stato edificato nel 1962 da Nakajima Ken, per far conoscere la cultura giapponese in Italia. Esso comprende l’edificio ed il giardino circostante.

Sono presenti tutte le caratteristiche generali dei giardini giapponesi, molto differenti da quelli europei e, in particolare, italiani. Ad esempio, la simmetria è totalmente abbandonata per lasciare libera la natura, poiché la loro cultura vede l’uomo e la natura in armonia, e non a sovrastarla e controllarla come nella cultura occidentale.

E’ in stile Sen’en, che a differenza del più noto stile Zen, presenta un laghetto, solitamente generato da una cascata, e un susseguirsi di ricercati dislivelli artificiali, che vanno a formare diverse prospettive da ogni angolatura.

Nakajima ha optato per la scelta di affiancare due alberi, ovvero il ciliegio giapponese e il pino, albero tipico italiano, così a simboleggiare il suo voler amalgamare le due culture in un tutt’uno con la natura. Possiamo notare questo anche nella scelta di introdurre nel paesaggio fiori selvatici tipicamente italiani, come l’iris, che solitamente non si presentano nei giardini giapponesi.

Si lega invece alla loro cultura l’accostamento di bulbi rossi e bianchi, a simboleggiare gli opposti, come lo yin e lo yang. Ciò si può notare anche sulle sponde del lago, in cui la sabbia tranquilla e pianeggiante cede il posto ad alte rocce scoscese.

Elementi immancabili sono la lanterna sul lago, solitamente accesa di sera per offrire al Buddah la Luce, bruciandovi simbolicamente le loro afflizioni mentali, e il ponticello, di solito in legno o in pietra, che simboleggia il passaggio verso il cambiamento.

Tsuridonu è una veranda per pescare che si sporge dall’edificio in stile aristocratico. I ricchi solevano infatti passarvi il tempo, pescando le carpe dal laghetto sottostante.

Altra caratteristica tipica della nobiltà è un angolo sovrastato dal glicine, in cui potevano rilassarsi e bere il the. Il glicine era di colore lilla, colore indossato dalle donne aristocratiche poiché indicatore di ricchezza,  a sottolineare nuovamente gli opposti (il rosso ed il blu) che si fondono in modo armonico. La pianta andava inoltre a formare una sorta di tetto molto basso, così che tutti gli uomini dovessero spogliarsi delle armi ed entrare in una sorta di luogo isolato dal tempo e dallo spazio circostanti.

Il momento d’oro di questo giardino sono i primi giorni di marzo, in cui si può ammirare la splendida fioritura dei ciliegi, che tinge il paesaggio di rosa in uno spettacolo mozzafiato.

 

 Giulia Quinzi e Giorgia Pandolfi