Federica Carella: poetica e scrittura terapeutica

di Lucia Centi

Il 26 agosto scorso, la piccola Comunità Montana di Carpineto Romano, in Piazza Cardinal G. Pecci, ha accolto un importante evento letterario  dedicato alle poesie inedite di Federica Carella e a seguire un dibattito sulla scrittura terapeutica e sulla sua poetica.

Tra gli ospiti presenti  la scrittrice Elisabetta Destasio, la psicologa Paola Canari, il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna (Presidente della casa Editrice Annales), il sindaco di Carpineto Romano Matteo Battisti, l’Assessore alle Politiche Culturali Noemi Campagna, il Presidente della Compagnia dei Lepini Quirino Briganti, l’on. Renzo Carella.

Federica Carella si è collocata  al terzo posto nella sezione poesie in lingua edita Premio Biennale Letterario Internazionale dei Monti Lepini 27° edizione, ed ha inoltre ottenuto un riconoscimento speciale al “Premio Quasimodo” con la poesia “Bacio” pubblicata nel libro frammenti ed inserita nella Antologia del premio tra le  più rappresentative.

Nella splendida cornice del centro storico del paesino incastonato nei Monti Lepini, le poesie sono state interpretate dalla voce narrante di Paolo Cappuccio accompagnate dalla musica di Cesare Gonnella alla chitarra.

I versi  ci raccontano delle emozioni, dei sentimenti e degli stati d’animo dell’esistenza umana. Attraverso la poesia Federica Carrella lascia  parlare il suo io e ne svela i lati più intimi e nascosti. Partendo dalla sua esperienza personale, la esprime e la riconosce nella realtà sublimandola. Un lungo lavoro che lei ha fatto per se stessa e per condividerlo e trasmettere emozioni nei lettori.

Durante il dibattito è stato evidenziato  l’alto valore letterario, civile e sociale  del lavoro di Federica Carrella, avvicinando la sua opera a quella di altri grandi scrittori del novecento.

Tema centrale il dolore, come ben espresso dalla scrittrice Elisabetta Destasio, che nel suo intervento ha  spiegato come “Federica ha preso il dolore , lo seziona lo mostra e ce lo mostra in forma di parola scritta.. un dolore così con un peso specifico che addirittura sembra avere una forma, una dimensione, un colore …questa è una necessità umana, di trasformarlo in una nuova sublimazione per avere un nuovo accesso alla vita che si spezza e alla sua leggerezza di calviniana memoria”.

Ma la poesia non solo come opera estetica ma anche terapeutica, aspetto questo messo bene in luce dalla psicologa Paola Canari, perché attraverso la narrazione si dà voce a quei sentimenti di dolore, di angoscia inespressi; essi si sublimano attraverso la parola. Nasce cosi un punto di vista diverso, distaccato, attraverso cui vedere il dolore e superarlo. In questo senso la poesia raggiunge, sia in chi la crea che nei lettori, ciò che lo psicologo fa nella relazione terapeutica.

Se la poesia trasmette sentimenti, stati d’animo e riesce ad emozionare il lettore,  allora è veramente “poesia” ed è il caso di Federica Carella.

 

Lucia Centi