Verso una gara di nuoto sincronizzato

Sara ci racconta, passo dopo passo, il percorso verso la gara: emozioni, ansie, paure, adrenalina… un mix di sentimenti e di sensazioni che rendono ancora più affascinante il mondo dello sport e il viaggio intrapreso…di Sara Sgarzi

Oh no devo fare la valigia…quante magliette porto? Quanti pantaloncini?… sai cosa faccio? Chiamo Elisa così sento cosa si porta lei… che palle… ma dovrò portarmi anche il costume da allenamento blu?… uffa non mi va… ma se la faccio direttamente domattina?”…

Niente, per quante valigie tu faccia o abbia fatto nella tua vita non ne avrai mai voglia: perderai tempo, penserai e ripenserai a quello che dovrai portare, ti distrarrai e poi ti sarai stancata o si sarà fatto troppo tardi e allora ci butterai dentro cose a caso e sarà finita lì.

Viaggiare non ti piace… o meglio adori viaggiare, vedere posti nuovi, scoprire nuove culture, passare le vacanze in giro per il mondo… quello che odi sono i treni e gli aerei. Perché ti è rimasto un po’ il trauma di quando eri piccola, dovevi partire per il collegiale e non ci volevi andare: volevi stare a casa con i tuoi amici e la tua famiglia, uscire, divertirti… e invece dovevi andare in una città che non è la tua ad allenarti nove ore al giorno, tempo ed energie per fare altro assenti.

E il treno era quel mezzo che ti portava via mentre tu guardavi dal finestrino chi ti aveva portato in stazione con le lacrime agli occhi e il cuore in gola. I viaggi in aereo poi, eterni, partire e tornare, tornare e ripartire… che stanchezza, quanto avresti voluto un po’ di pace!

Comunque ti imbarchi: finalmente la gara per cui ti sei allenata tutto l’anno è arrivata. Speri che vada bene, deve andare bene… quello che vorresti più di tutto, però, è che fosse già finita e andata benissimo. Arrivi: fa sempre un certo effetto. Tutto preparato per bene, manifesti, gente che ti aspetta, ti accoglie, l’albergo, e poi il campo gara: la piscina. Anche se ne hai già visti tanti rimani sempre un po’ a bocca aperta, non lo ammetteresti mai con le più piccole ma ti stupisci sempre un po’.

Ti guardi attorno: la pedana, i manifesti pubblicitari, il logo della gara dappertutto, gli spalti altissimi, le sedie dei giudici, l’acqua cristallina, qualcuno che si allena.
E poi ecco il grande incubo, il momento che ogni sincronette teme più di ogni altro al mondo: la prova musica. Ogni nazione ha a disposizione più o meno mezz’ora nella quale può mettere le musiche dei suoi esercizi: gli esercizi sono tanti, il tempo poco e la gara vicina. Ci tieni a fare bella figura, vuoi fare vedere a tutti quanto sia forte la tua squadra, ti impegni al massimo.

L’allenamento pre-gara è una tonnara, tutte le squadre nella stessa vasca, una che va addosso all’altra, ragazze che contano a squarciagola, allenatrici che urlano, cose che sono sempre venute in allenamento che non vengono più e “sto morendo tantissimo, io la gara non la finisco”. Ecco, ora devi scaldarti: non ti va minimamente ma devi faticare o faticherai di più in gara. C’è chi ripassa per la cinquecentesima volta, attimi di follia collettiva, insomma, nei quali ti senti più che mai un singolo e più che mai parte di una squadra, un tutt’uno con le altre.

E poi quel momento. Inutile, per quanto cerchi di nasconderlo sei agitata, l’adrenalina a mille, il cuore ti che batte forte nelle orecchie, i muscoli tesi fino a fare male, la preoccupazione di sbagliare, di faticare da morire, di non riuscire a fare tutto al meglio.

Ora tocca proprio a noi: ci prepariamo, avanziamo tutte insieme nella nostra formazione in attesa che ci chiamino. E poi quel momento, il momento immediatamente prima di partire. Per un istante tutto si ferma e diventa calmo, tutto quello che hai attorno rimane come sospeso, la tua agitazione si regolarizza con il tuo respiro e tu ti senti tranquilla: sei pronta, devi solo fare quello che hai sempre fatto, l’hai provato infinite volte, nessuno può farlo meglio di te e tu puoi godertelo tutto.

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È meraviglioso, inestimabile: tu e il tuo respiro sospesi sull’orlo di un baratro e consapevoli di saper volare benissimo. Le tue compagne sono con te, non ti lasceranno sola e tu ti senti forte, sicura e serena. È solo un istante, poi passa e il mondo torna: cuore che batte forte, persone che urlano sugli spalti, padana davanti a voi, allenatrici che vi incoraggiano dietro. Non sei più in quel momento ma quel momento rimane dentro di te: e allora ti chiamano e parti.

Sara Sgarzi