C’era una volta Sergio Leone 

di Gianfranco Cella

Ma che fine ha fatto la 7ma arte, sì insomma il cinema? È vero che è caduta in disgrazia? Beh, non esageriamo. Sicuramente il numero degli spettatori è diminuito ma c’entra anche la riduzione drastica dei cinema e l’apparizione nelle città, o in zone periferiche, di un certo numero di multisale o multiplex che siano.

Quindi una diminuzione ma non tanto. Il cinema italiano però ha tenuto abbastanza, anzi la sua quota di mercato è salita di un percentuale significativa; e questo nonostante siamo nell’era Netfix. E la sensibilità del pubblico al prodotto è percepibile tanto che le mostre dedicate al cinema italiano riscontrano successo: basta ricordare quelle dedicate a Massimo Troisi, o a Monica Vitti, o a Ruggero Mastroianni oppure l’iniziativa di “Cinecittà si mostra” per fermarci solo ad alcuni degli accadimenti più recenti.

Proprio su questa scia, martedì scorso ha aperto all’Ara Pacis una grande mostra che vuole celebrare sia i 30 anni dalla scomparsa del regista sia i 90 anni dalla sua nascita. E la risposta molto positiva dei visitatori in questi giorni sta dimostrando l’interesse e l’ attrazione esercitata dal tema più sopra menzionato. Sergio Leone rappresenta un mito: quello di chi ha saputo rendere leggendari due idoli del cinema come il  West o l’America, proprio con la sua narrazione fantastica.

A tal punto da diventare lui stesso un mito assoluto e la relativa storia si snoda nell’ampio spazio messogli a disposizione all’interno dell’Ara Pacis. La mostra racconta la sua vita, cominciando dalla sua formazione, i suoi inizi nel cinema e il percorso poi seguito, le sue fonti di ispirazione che sono state Akira Kurosawa, Giorgio de Chirico, Francisco Goya, Miguel Cervantes, Edward Hopper e Robert Indiana. Figure tutte molto rappresentative nel campo di cinema, pittura e letteratura. Si racconta poi in immagini, scenografie, filmati, interviste: il tipo di rivoluzione che ha apportato nella forma del racconto, appunto, cinematografico.

Qui  hanno brillato il genere western ed il mito per eccellenza che fosse America o altro. Una sezione  affronta il progetto  incompiuto del film, Leningrad, che doveva raccontare l’assedio alla città russa durante la seconda guerra mondiale, condotto dall’esercito tedesco. Non manca anche la passione di Sergio Leone per la musica e la cura dedicata alla colonna sonora dei suoi film, complice lo straordinario amico Ennio Morricone, suo compagno di scuola alle elementari.

Quasi da contraltare alla musica, il contributo nella direzione della fotografia dei suoi film del superbo Tonino Delli Colli. Vieni dato risalto anche ad alcuni dei suoi attori preferiti ed il contributo conferito dagli stessi al successo dei film, sotto la sapiente regia di Sergio Leone. La mostra espone modellini, scenografie, bozzetti, costumi (ad esempio il celebre poncho di Clint Eastwood nel film Per un pugno di dollari). E poi oggetti di scena, sequenze di film diventate iconiche su schermi dislocati opportunamente, una sterminata serie di fotografie, i suoi cimeli personali e la sua libreria.

Come ha detto il vicesindaco Luca BergamoRoma renderà omaggio a Leone attraverso una serie di iniziative tra febbraio e aprile, con 20 giornate dedicate al regista nelle Biblioteche civiche e alla Casa del Cinema“.

Gianfranco Cella

 

C’era una volta Sergio Leone

Museo dell’Ara Pacis

Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli)

fino al 3 maggio 2020