I love Lego

di Gianfranco Cella

Possiamo dire che un gioco come Lego si sia trasformato, dalla sua nascita quando fu presentato, in una vera e propria forma d’arte? Non andiamo troppo indietro nel tempo, ma fermiamoci tanto per non esagerare troppo a Duchamps, secondo cui l’arte può essere tutto.

 

 

 

Continuando lo scherzo non foss’altro che per “gioco”, ormai sappiamo che l’arte la possiamo fare tutti, mentre, grazie ad internet, l’arte può essere ovunque: allora anche Lego è arte. Ben venga  una mostra celebrativa con grandi e bambini accompagnati dai primi, per vedere chi si diverte di più. Si perché ci si diverte ad andare in un posto a distrarsi da altri pensieri o procurarsi un piacere giusto per vedere oltre un milione di mattoncini combinati in una miriade di colori e prospettive: insomma un vasto assortimento ed una sterminata varietà di scenari.

 

 

Manco fosse un libro da aprire, vediamo l’intreccio di “I love Lego“. Capitolo primo. Qui la fanno da padroni i Diorami che con l’utilizzo dei mattoncini – grazie ai colori, alle prospettive ed ai giochi di luce –  ci avvincono con scenari di effetto molto particolari. Sono fantastiche ambientazioni che riproducono in scala ridotta scene varie ed il titolo riassume l’oggetto di ogni racconto.

 

 

La liberazione (composta da 120.000 pezzi), dove si vede l’ingresso degli alleati in un paesino della provincia italiana del 1940 che era ancora sotto il controllo delle truppe tedesche occupanti. La grande città (160.000 pezzi), una metropoli che si arricchisce nel corso della mostra di nuove opere uniche ed irripetibili perché si distingueranno una dall’altra per le ispirazioni ed i stili personali diversi di chi li ha composti o li comporrà. Fori Imperiali (60.000 pezzi), quello di Augusto nell’anno 2 d.C. È una ricostruzione piuttosto fedele con in primo piano il tempio dedicato a Marte Vendicatore, la statua colossale dell’imperatore ed una biga trionfale di Augusto vittorioso.

 

Roma medievale (90.000 pezzi), una rappresentazione di un certo fascino perché mette in risalto una caratteristica tipica dell’epoca: edifici nuovi, anche se con materiale di ricupero/risulta, affiancati e/o sovrapposti a costruzioni antiche. Pirati (qui i pezzi salgono a 200.000): ritrae l’insediamento caraibico dei coloni inglesi del XVIII secolo che fanno da spettatori ad un attacco delle navi da guerra spagnole contro i vascelli dei pirati; un vulcano intanto minaccia un’eruzione spettacolare. Artico (80.000 pezzi), una porzione di calotta polare artica dove è insediata una base di ricerca; elemento di spicco una poderosa nave rompighiaccio di ben 35.000 mattoncini. Spazio (35.000 pezzi), riproduce un’installazione mineraria lunare; è anch’essa un work in progress. Da tener presente che all’interno dei vari scenari dei Diorami, è nascosto un personaggio celebre o famoso da scoprire da ricercare, manco fosse una caccia al tesoro.

Capitolo secondo. Una curiosa serie di ritratti opera di Stefano Bolcato con i quali personaggi famosi e capolavori della storia d’arte vengono trasformati in uomini Lego. Bolcato è un appassionato da sempre dei mattoncini e l’idea è stata quella di abbinare alla mostra il suo particolare modo di esprimersi, combinando una particolare tecnica pittorica ad olio e la figura umana con le “sembianze” delle creature Lego. Capitolo terzo. All’interno delle sale della mostra, Legolize (un partner che può vantare oltre un milione di fan Lego sui social) ha progettato pagine/installazioni umoristiche ricorrendo a panelli comici che in buona parte utilizzano i mattoncini Lego ed invadono simpaticamente anche la sezione Diorami.

Capitolo quarto. Vale a dire il Guinness dei primati: un’iniziativa, inedita a Roma, con cui si potrà ammirare un corpus/collezione di oltre 4100 minifigure Lego che ha battuto ogni record precedente, cioè una delle più grandi collezioni al mondo di proprietà di Gianluca Rossignoli. Genertel partner sostenitore, di questa mostra prodotta da Arthemisia, in occasione del suo 25° compleanno offrirà a date prestabilite laboratori didattici per le famiglie.

Andare a visitare la mostra e portarci i figli o i nipotini, potrebbe essere una sfida ai giochi elettronici che diventano sempre più pervasivi e ogni tanto si pone la questione se i videogiochi facciano bene o meno ai bambini. Resta il fatto che il videogioco richiede una compartecipazione del bambino a differenza della TV. Quello che invece è sicuro è che Lego stimola la creatività e le capacità organizzative dei bambini e non solo. Per di più per i grandi – over 50 – che li accompagneranno, come ha dimostrato una ricerca condotta per dodici anni su un campione di 6 mila adulti, frequentare musei, mostre, gallerie ed esposizioni li aiuterà a vivere più a lungo. E poi vuoi mettere la piacevolezza di passare, per lo meno una mezza giornata da protagonisti, in una atmosfera magica e divertente: ogni anno i Lego fanno gioire oltre 100 milioni di persone, nel mondo.

Gianfranco Cella

 

 

I love Lego    

Palazzo Bonaparte

Piazza Venezia, 5 – Roma

Fino al 19 aprile 2020