Nel nome di Antea: l’Arte italiana al tempo della guerra. E’ ora in DVD

di Antonella D’Ambrosio

E’ da poco uscito l’atteso DVD del film Nel nome di Antea. L’Arte italiana al tempo della guerra, il cofanetto ha una sorpresa, comprende il volume Memorie del salvataggio, antologia di testi scritti dai protagonisti della vicenda durante o subito dopo la guerra.

“Nel nome di Antea”, prodotto da Istituto Luce Cinecittà, scritto e diretto da Massimo Martella, dopo la prima a inviti nel marzo 2018 presso il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha avuto la proiezione al pubblico a Sassocorvaro (Pesaro) in occasione del Premio Rotondi per i salvatori della cultura.

È uscito a giugno/luglio in numerose sale d’essai in tutta Italia, ed è stato proiettato in diversi luoghi istituzionali e della cultura, come al Biografilm Festival di Bologna, alla Galleria Borghese (diverse proiezioni in occasione delle Giornate del Patrimonio) e nel salone delle Colonne della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale a Palazzo Patrizi Clementi in Via Cavalletti, davanti ad un pubblico partecipe e commosso.

Quando un paese entra in guerra, a cosa va incontro il suo patrimonio artistico?
Vale la pena rischiare la propria vita per salvare un’opera d’arte dalla distruzione?

Così scriveva, in una lettera dal carcere nel 1944, una delle protagoniste di questa epopea salvifica, Fernanda Wittgens: «Quando crolla una civiltà e l’uomo diventa belva, chi ha il compito di difendere gli ideali della civiltà? I cosiddetti “intellettuali”, cioè coloro che hanno sempre dichiarato di servire le idee e non i bassi interessi. Sarebbe troppo comodo essere intellettuale nei tempi pacifici, e diventare codardi, o anche semplicemente neutri, quando c’è pericolo».

Il film è pensato per piacere agli esperti ma anche ad un pubblico di  giovani: questo è uno dei grandi valori comunicativi di questa opera che riesce a tenere incollati allo schermo persone di diverse età e di diversa formazione culturale. L’aver personificato i due famosi ritratti della pittura italiana che raccontano come, insieme a migliaia di altri capolavori, uscirono indenni dalla Seconda Guerra Mondiale, rende vivo e vivace il seguire le loro vicissitudini.

Il salvataggio fu messo in atto da un pugno di giovani funzionari italiani delle Belle Arti, il cui coraggio e dedizione sono rimasti nell’ ombra fino a pochi anni or sono. All’ inizio protessero le opere dai bombardamenti nascondendole in luoghi sicuri, distanti dalle città in cui la guerra seminava morte e devastava chiese, palazzi storici e monumenti; poi, dopo l’armistizio, con pochissimi mezzi e a rischio della propria vita cercarono di metterle al riparo dall’ avanzare della linea del fronte e da possibili razzie.

Tra i molti eroi di questa fuga per la salvezza anche due giovani studiose, Palma Bucarelli e Fernanda Wittgens, che unendo competenza e sprezzo del pericolo salvarono i capolavori loro affidati. Il film, tra le righe del racconto storico costituito da filmati e fotografie d’epoca, quasi un triller e a tratti un giallo, diventa perfino una storia di fantasmi, che si aggirano tra i tra i più straordinari capolavori dell’arte italiana.

Il generale Clark disse che fare la guerra in Italia era come combattere in “un maledetto museo”. Quel museo, fatto di Caravaggio, di Giorgione, di Raffaello, tanto per ricordarcelo, e tremare a quella che poteva esserne la perdita,  è sopravvissuto, anche se non tutto si è salvato e, se da un lato continua a raccontare la storia della nostra identità, dall’altro trasmette immutato a chiunque venga a visitarlo il valore universale della Bellezza.

Dice il regista Massimo Martella: “Sono partito dalle parole di due testimoni dell’epoca, e vi ho aggiunto frammenti di memorie scritte a caldo dai protagonisti delle vicende, tratti da diari, lettere, relazioni d’ufficio. Poi però per legarle ho scelto di non affidarmi a storici ed esperti, ma di dare la parola direttamente a due dipinti tra quelli che furono trasportati di rifugio in rifugio: il Ritratto di giovane donna di Parmigianino, conosciuto come Antea, ora esposto nel Museo di Capodimonte a Napoli, e il Ritratto di Alessandro Manzoni di Francesco Hayez, che si trova nella Pinacoteca di Brera, a Milano. Il loro sguardo è diventato il mio: ho immaginato di farmi guidare dai loro ricordi ed emozioni nei luoghi dove furono nascosti”.

Questo coinvolgente film-documentario, che fa  immedesimare negli sforzi messi in atto dalle persone per salvare dalla devastazione della guerra i nostri Beni, può vivificare la capacità di resistenza di cui tutti abbiamo bisogno in questi duri tempi.

Antonella D’Ambrosio