Roma: la “Gioconda nuda” torna a Villa Farnesina

di Gianfranco Cella

È assolutamente improbabile che la Gioconda di Leonardo, custodita al Louvre, possa mai venir esposta in Italia anche temporaneamente. Considerando le disavventure subite nell’ultimo prestito occorso nel 1974 (all’epoca fu inviata a Tokio). Si tratta di un’opera unica, direbbe chi dovesse nuovamente prendere la decisione, troppo fragile per affrontare dei viaggi, e spostarla potrebbe causarle dei danni irreparabili. A questa impossibilità con i tempi che corrono si è aggiunta anche l’emergenza sanitaria, che ha pesantemente condizionato ed in parte limita ancora tutto quello che riguarda arte e musei.

 

Ben venga allora il ritorno di una Gioconda nelle sale della Villa Farnesina, o meglio nello studio del banchiere Agostino Chigi di Villa Farnesina. Qui faceva parte della mostra “Leonardo a Roma. Influenza ed eredità” nel periodo dal 3 ottobre 2019 al 12 gennaio 2020. Parliamo della Gioconda nuda di proprietà della Fondazione Primoli che ha avuto la buona idea di concederla in comodato d’uso per un nuovo breve periodo, vale a dire fino al 3 ottobre 2020.

 

 

Il dipinto trovò ispirazione da un cartone Femme nue dite la Joconde nue attribuito all’atelier di Leonardo da Vinci o più specificatamente al suo allievo Gian Giacomo Caprotti, detto Usai, su disegno o cartone di Leonardo. Sul volto della Gioconda si ritrova il celeberrimo sorriso appena accennato, combinato con uno sguardo intrigante rivolto a chi guarda.

 

 

Ma il corpo, o meglio il busto, non brilla troppo per femminilità. La veduta naturalistica che fa da sfondo è tipica delle rappresentazioni leonardesche. L’opera ha avuto una lunga serie di passaggi di proprietà non tutti sicuri e documentabili, come invece è l’appartenenza alla Galleria del Fesch (cardinale e zio di Napoleone I). Poi passò e restò alla famiglia Primoli e quindi ora alla Fondazione.

 

 

In occasione della mostra a Villa Farnesina il quadro è stato sottoposto ad un accurato restauro avvalendosi delle nuove tecniche costituite da micro-emulsioni e/o gel. Ed i vantaggi sono evidenti confrontando le foto del dipinto prima e dopo il restauro in cui si può vedere come l’alterazione della pellicola pittorica sia stata inesistente proprio perché il solvente è rimasto in sospensione sulla superficie. Molto interessante oltre che efficace in questo senso è il video realizzato dal Consorzio Recro che illustra le operazioni compiute da Alessia Felici e Cristiana De Lisio del consorzio: il filmato è visibile nello studio Chigi di Villa Farnesina.

Gianfranco Cella