“Strade del vino e Distretti enogastronomici” a Chieti, Forum Città del Vino

di Tania Turnaturi

Il Forum che si è svolto il 22 giugno a Chieti ha visto istituzioni, studiosi universitari, ricercatori affrontare le tematiche relative alle difficoltà e alle potenzialità del turismo enogastronomico e ha fatto il punto sull’attuazione della legge 268/99 che prevede la valorizzazione dei territori a vocazione vinicola attraverso le “Strade del vino”.

Tale strumento finora non si è rivelato un successo per una serie di cause: scarsa conoscenza dell’evoluzione della domanda enogastronomica; noncuranza per l’aspetto esperienziale (cultural adventure); attenzione al “prodotto vino” anziché al contesto territoriale; offerta standardizzata; sottovalutazione dell’intermediazione e commercializzazione; visione troppo istituzionale e poco funzionale; assenza di programmazione strategica.

Il vino è un bene immateriale che rappresenta uno stile di vita, un’empatia, il tramite di un’esperienza. In una bottiglia di vino autoctono sono stratificati la storia e i valori della sua comunità, da diffondere attraverso 4 “e”: export (la Russia e la Cina costituiscono ottimi mercati), eccellenza, enogastronomia, e-commerce.

La tipicità connota non solo il prodotto, ma anche il processo organizzativo e culturale che lo genera e quindi costituisce sì garanzia di autenticità del prodotto ma anche un modello culturale, patrimonio collettivo del luogo e immagine del territorio veicolati dalla bottiglia di vino. Il cibo e il vino, grandi attrattori e brand del territorio, sono motivazioni importanti per la scelta della destinazione che deve però offrire anche cultura, bellezze paesaggistiche, svago.

Il modello è la Francia che ha imposto un modello culturale e mantiene la leadership nel settore vinicolo perseguendo una politica agricola che coniuga biodiversità e sostenibilità con lo sviluppo economico.

La sfida consiste nel trasformare le risorse dei territori in prodotto turistico integrato, inserito in un sistema organizzato di distretto che preveda qualità e servizi, nell’ambito di una destinazione qualificata in quanto se la risorsa non è inserita in un programma di servizi correlati, cioè in un sistema organizzato, non è competitiva e commercializzabile e soccombe. Quindi, dalle “Strade del vino” ai “Distretti del vino” perché il bene territoriale “vino” richiede anche governance e la partecipazione dei produttori alle politiche attive di salvaguardia e tutela delle risorse.

La strategia nazionale elaborata dal Ministero dello sviluppo economico per l’uso efficace dei fondi comunitari destinati alla valorizzazione delle aree interne prevede l’investimento nei territori che propongono un progetto in forma associativa e ne abbiano realizzato i servizi. Non sono previsti bandi ma i criteri di valutazione dei Comuni proponenti, che dovranno aggregare partner d’impresa, saranno definiti dalle Regioni.

Il Consorzio turistico di Montepulciano testimonia che l’innovazione tecnologica è un ottimo strumento di promozione avendo notevolmente aumentato l’affluenza turistica vendendo on line il territorio nel suo complesso.

Dall’Osservatorio turistico della Regione Puglia è emerso che la controversa tassa di soggiorno, se intesa come strumento di marketing territoriale, può essere destinata a finanziare interventi tesi a migliorare la fruizione turistica e i servizi pubblici.

La pubblicità che risulta efficace solo per il 18% degli investimenti, è stata soppiantata in tutti i settori merceologici dalla comunicazione on-line: il 97% dei consumatori cerca sul web i commenti degli altri utenti prima di ogni acquisto.

Il turismo enogastronomico è in ascesa, sfiora il 10% del flusso complessivo e ha buona capacità di spesa.

 

 

 

Tania Turnaturi