L’inequivocabile profilo di Capo Caccia si staglia all’orizzonte. Come un’enorme tartaruga posta a vegliare la placida baia di porto Conte, è nella immutabilità delle sue rocce che sono custoditi alcuni dei segreti più rari di questo angolo di Sardegna.
A pochi chilometri dalle spiagge e dall’animazione del centro di Alghero, avamposto catalano dalle alte mura che consentono una delle passeggiate più romantiche dell’intera isola, è il richiamo dei grifoni, che proprio nel parco naturale nato all’interno della baia hanno ricominciato a nidificare, a dare contezza di un ambiente incontaminato.
Questo è l’habitat della foca monaca: per secoli si è rifugiata all’interno delle straordinarie grotte di Nettuno, che hanno accesso proprio alla base del promontorio di Capo Caccia. Le grotte, raggiungibili via mare o via terra; per chi sceglie quest’ultima opzione, dopo aver percorso oltre seicento gradini della scalinata del Cabiroll, godrà, dagli alti faraglioni, di una vista spettacolare sul mare aperto.
In una delle zone agricole più importanti di Sardegna sorge la penisola di Fertilia con l’omonimo aeroporto: un territorio che custodisce mille storie e antichissime tradizioni, con lo sguardo rivolto verso le celebri spiagge dell’isola dei Sardi.
Nonostante le tante dominazioni che la più grande isola del Mediterraneo ha dovuto subire nel corso dei secoli, non è mutato il fiero profilo dei suoi abitanti, che hanno saputo tradurre le tradizioni in opportunità, non smarrendo un’identità forte che lo caratterizza.
A rivendicare questa fierezza è in primo luogo Sassari, la città principale della Sardegna settentrionale, con le architetture del suo centro storico che rivelano l’austerità del barocco piemontese nella cattedrale di san Nicola ma anche la spregiudicatezza catalana e la sete di scoperta dei liguri, non tradendo però una forte identificazione con un entroterra sardo generoso anche per i commensali.
Nasce forse da queste contaminazioni una cucina sassarese raffinata e ricercata, sempre attenta agli immancabili piatti della tradizione isolana ma con una preparazione che rivela la voglia di piacere e compiacere. Come accade a Bosa, l’unica vera realtà fluviale sarda, con le acque del Temo che hanno disegnato il profilo di una città dove, annualmente, si tiene il più popolare Carnevale dell’isola.
Nei pressi, una straordinaria strada litoranea che, ad ogni ora ed in ogni stagione, riesce a riservare un colpo d’occhio che fa volare la fantasia alle pianure assolate della Meseta spagnola o della Route 66 americana, tanto è l’incanto nell’alternanza di strapiombi marini a canyon di terra rossa.
Per chi però vorrà cogliere ogni sfumatura del territorio logudorese, occorre segnare sul proprio taccuino alcuni luoghi assolutamente da non mancare. Non servono mappe o navigatori: sarà sufficiente imboccare la superstrada che dal capoluogo sassarese si dirige verso sud in direzione di Oristano, facendo bene attenzione a non mancare neppure uno degli svincoli che permettono di raggiungere questi centri.
E da non perdere, senz’altro, è in primo luogo la caratteristica basilica Saccargia di Codrongianus, autentica testimonianza di devozione popolare per i residenti, in cui la natura prettamente agricola dei luoghi contrasta visibilmente con la maestosità e la solidità della costruzione.
Ed è in quest’area di Sardegna che la natura sà essere generosa, donando prodotti d’assoluta eccellenza, con i formaggi ovini in testa ma con una varietà di coltivazioni che spaziano dal dolcissimo carciofo sino a una vite generosa e un’abbondanza di oliveti. Florinas, Ittiri e Usini sono forse i centri più noti, assieme a Uri.
Lasciando la statale a Torralba, si raggiungerà poi agevolmente il significativo santuario romanico di San Pietro a Sorres, lungo la strada per Borutta, in un territorio dove il trascorrere dei secoli ha lasciato in pegno le tante testimonianze dell’epoca nuragica, dove per l’abbondanza e il rilievo assunto dalle più antiche costruzioni umane dell’isola, un’intera vallata è stata denominata la “Valle dei Nuraghi” che si estende tra Bonorva, Pozzomaggiore e Semestene.
Si tratta di testimonianze storiche che si alternano ad alcuni borghi di impianto tipicamente medievale e tardo-medievale. Tra questi Rebeccu, superato il quale si può raggiungere il cuore del Logudoro, Ozieri, immortale custode della storia dell’isola, il cui centro storico ne valorizza e ne rivela l’incessante lavorìo del lento trascorrere dei secoli, mentre il visitatore non può mancare una visita alle celebri grotte di San Michele, a sud dell’abitato e a pochi passi dall’ospedale civile.
Luciano Scarzello
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LA CUCINA SASSARESE
La cucina sassarese è legata, ovviamente come altre, alle antiche ricette contadine tramanndate di generazione in generazione. Si tratta di una cucina di terra, il pesce ha poco spazio trovandoci nell’interno dell’isola. Oltre alle verdure la carne in particolare quella si agnello, vitello e maiale.
Citiamo , tra i moltissimi piatti tipici, la “cordula” interiora di agnello avvolte nell’intestino e cotte con piselli, cipolle e salsa di pomodoro cui si aggiungono i piedini di agnello cotti con aglio e prezzemolo o in salsa di pomodoro e la trippa cotta nel sugo di pomodoro condita con formaggio pecorino.
Altra specialità sassarese sono le lumache cucinate in modo diverso oltre ai tradizionali piatti di pasta, la porchetta e i formaggi, in primis il pecorino. Un ottimo luogo dove avvicinarsi a questa cucina è il ristorante “Vecchio Borgo” proprio a Sassari mentre per pernottare vi consigliamo il centralissimo hotel “Vittorio Emanuele”. Altri posti da consigliare sia per mangiare che per pernottare sono i molti agriturismi che si trovano sul territorio.
L.S.