Rocca Calascio: una gita da premio Oscar!

di Giuseppe Bonfitto.

Sempre insieme, eternamente divisi. Finchè il sole sorgerà e tramonterà. Finchè ci saranno il giorno e la notte”. Sono le parole di Philippe Gaston detto  il Topo. Uno dei protagonisti di LadyHawke   film del 1985 diretto da Richard Donner  con   Matthew Broderik  , Rutger Hauer  e la bellissima Michelle Pfeiffer.

La trama è semplice e somiglia molto alla leggenda di Cristalda e Pizzomunno.

E’ la storia di due innamorati divisi da un incantesimo crudele: lei si trasforma in falco ogni giorno al sorgere del sole, lui diventa lupo al tramonto. Entrambi vivono un’esistenza a metà, sempre assieme ma senza mai potersi toccare nè parlare.

Il film, ambientato in Francia, è in realtà stato girato quasi interamente in Italia nelle province di Cremona, Parma e Piacenza e nel parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga  a Pereto, Campo Imperatore , Castel del Monte e Rocca Calascio.

Ed è li che andremo,  in Abruzzo.

Decidiamo di raggiungere per primo la Rocca e per rendere questa gita più  “ emozionante “ non disponendo di cavalli useremo una moto. All’uscita per Popoli abbandoniamo l’autostrada che da Roma porta a Pescara per dirigerci verso L’Aquila.

A pochi km dal casello autostradale gireremo a destra direzione Calascio. Nonostante la distanza la Rocca e già bel visibile e una zoomata con la macchina fotografica ci permette di apprezzarne la meravigliosa posizione strategica.  

La strada è meravigliosa,ricca di panorami e odori. Il meteo non è eccezionale, ma i raggi  il sole intervallato dalle nubi regalano il senso di profondità di questi meravigliosi scenari.  ( foto 0)

Arrivati ai piedi del borgo medioevale parcheggiamo i nostri “ cavalli “ e iniziamo la nostra salita a piedi verso il regno di Lady Hawke.

Il borgo, situato a sud-ovest rispetto al castello, lungo il  sentiero  che da Santo Stefano di Sessanio porta all’abitato di  Calascio, compone con esso un unico organismo fortificato.

Il suo sviluppo è legato alle modeste dimensioni del castello e all’esiguità di uomini che riusciva ad ospitare, oltre che alla necessità di salvaguardare la popolazione dagli assalti di invasori.  Il collegamento con il castello avveniva attraverso un ponte levatoio in legno, oggi sostituito da una semplice rampa.

Può essere distinto in due parte, una originaria adiacente al castello ed una posta più a valle e più recente. La parte alta venne praticamente abbandonata già in seguito alle distruzioni causate dal terremoto del 1703  ed è oggi in forma di rudere; la parte bassa era invece abitata sino al primissimo  dopoguerra  ed è stata sottoposta negli anni a numerosi restauri conservativi .

Nella nostra scalata verso la Rocca incontriamo  la chiesa di Santa Maria della Pietà,  un piccolo tempietto eretto tra il  XVI ed il  XVII secolo sul luogo dove, secondo la legenda, la popolazione locale ebbe la meglio su una banda di briganti.

La chiesa, probabilmente fondata su una preesistente  edicola rinascimentale, presenta una struttura esterna a pianta ottagonale con un ambiente adibito a  sacrestia  appoggiato a una delle facciate ed una cupola  ad otto spicchi. L’interno, articolato su un sistema di paraste  tuscaniche, presenta un dipinto raffigurante la Vergine miracolosa ed una scultura di San Michele armato. La chiesa, oggi adibita a semplice oratorio , è meta di fedeli e devoti.

Continuiamo a salire verso la Rocca. Il panorama che si presenta e quanto è affascinate , a ogni passo verso la meta il tempo sembra scorrere all’indietro…e finalmente dopo l’ultimo scalino naturale, eccola.

La fondazione della rocca si fa risalire all’anno 1000  anche se il primo documento storico che ne attesta la presenza è datato 1380. La struttura originaria era costituita da un torrione isolato di forma quadrangolare a pietre già squadrate ed aveva funzione di torre d’avvistamento[.

Nel   XIV secolo  è possedimento di Leonello Acclozamora della baronia di Carapelle . Successivamente, verso la fine del XV secolo , venne concesso al  re Ferdinando ad Antonio Todeschini della   famiglia Piccolomini  che rafforzò la fortificazione dotandola di una cerchia muraria in ciottolame e quattro torri di forma cilindrica ad uso militare. Durante questo periodo la rocca vide crescere il proprio peso economico, poiché posta a controllo dei capi di  pecore coinvolti nella transumanza sulla direttrice del regio tratturo  per Foggia.

Nel 1579 , la famiglia Medici  acquistò per 106.000  ducati  la rocca ed il vicino borgo  al fine di estendere i propri possedimenti per sfruttare il commercio della  lana.  Nel  1703  venne devastata da un violento terremoto  in seguito al quale l’area più alta del borgo venne abbandonata e buona parte della popolazione si trasferì nel vicino paese di Calascio , la cui nascita è collegata alla distruzione della rocca.

Il castello, che domina  valle del Tino e l’altopiano Navelli a poca distanza dalla piana di Campo Imperatore, è situato su un crinale a 1.460 metri d’altezza, in una posizione molto favorevole dal punto di vista difensivo ed era utilizzato come punto d’osservazione militare in comunicazione con altre  torri e castelli vicini, sino all’ adriatico.

La struttura, interamente in pietra  bianca a conci squadrati, si compone di un maschio  centrale, probabilmente preesistente, di una cerchia muraria merlata in ciottoli e quattro torri d’angolo a base circolare fortemente scarpate. L’accesso avviene attraverso un’apertura sul lato orientale posta a circa cinque metri da terra, cui si accede attraverso una rampa in legno , originariamente retrattile, poggiata di mensole in  pietra.

Il castello, danneggiato dal  terremoto del 1703 , è stato soggetto a una serie di restauri conservativi tra il 1986  ed il 1989 volti a risanare la struttura e a consentirne il recupero architettonico-funzionale, ed è oggi fruibile gratuitamente ai visitatori .

La bellezza del castello di Rocca Calascio viene riconosciuta anche dal National Geographic. Insieme al palazzo della Bella addormentata nel bosco e al misterioso maniero ottagonale di Federico II, il castello abruzzese è inserito tra i 15 più belli del mondo.

Ma il cinema se n’è accorto molto prima del National Gegraphic di tanta bellezza.

A partire dagli anni ottanta  del XX secolo  il comprensorio aquilano del Gran Sasso ed in particolare la rocca di Calascio  sono stati utilizzati Come ambientazione per numerosi films. Il primo e principale è appunto il  lungometraggio  LadyHawke   film del 1985  in cui la rocca (allora non ancora restaurata) era il rifugio dell’eremita impersonato da  Leo McKem.

L’anno successivo venne ambientato   il Nome della Rosa  1986 con  Sean Connery, mentre successivamente sono stati ambientati  Il Viaggio della Sposa  1997 e L’orizzonte degli Eventi  2005 . Più recente è stato il set per la serie  Padre Pio  della nel 2006 . La rocca è visibile anche in alcune scene del film  The American del 2010  con  George Clooney .

La nostra gita a Rocca Calascio finisce qui. E’ ora di pranzo e allora via verso Campo Imperatore per un pranzo alquanto particolare.

Queste strade, questi paesaggi, questi profumi sono un paradiso per chiunque. Campo Imperatore lo si può paragonare a un piccolo Tibet e il paragone non è azzardato. Il suo scenario varia con il variare delle stagioni e regala ogni volta suggestive emozioni di un tempo dove qui sembra fermarsi.

Ma noi siamo in giro per pranzo ed è di questo che voglio parlarvi. Oggi andiamo a pranzo …in macelleria.

Nella piana di Campo Imperatore ci sono due strutture che forniscono barbecue gratuito. Non c’è nessuno a servirvi al tavolo , tantomeno non c’è nessuno in cucina.

Si fa la spesa, come a casa, si compra quello che si vuole mangiare e si cucina all’aria aperta. Un posto d’altri tempi dove legare i propri cavalli e fare ristoro esattamente come nel vecchio West.

 

Cosa comprare?  La carne d’Abruzzo, arrosticini  e salsicce varie, salumi e gli incredibili formaggi il tutto annaffiato dal buon vino della casa. Cotto e mangiato qui non è un modo di dire.

 

Vi forniscono di barbecue e carbonella, vi accendono il fuoco e poi … e poi tocca a voi. Quindi se il cuoco brucia la carne … è colpa vostra. Ma il paesaggi0, i nostri cavalli di ferro le montagne intorno a noi  mi ricordano qualcosa …

 

…e continuavano a chiamarlo Trinità. 

Spaghetti –Western del 1971, regia di Enzo Barboni con Terence Hill e Bud Spencer .

Non potevamo chiudere questa gita senza l’ennesimo riferimento cinematografico. Ammetto, questa volta mi sono divertito un po’ di più , insieme alla mia moto, al mio compagno di viaggio Luigi e ai sapori che questa terra sa regalare.

Di Campo Imperatore …ne riparleremo in seguito in maniera più dettagliata, perché questo posto è pieno di storia, passata e recente e vale sempre la pena ritornaci. Alla prossima.

 

 Giuseppe Bonfitto

 

“Questa sera voglio far l’amore , però prima portami a sognare. Un Fascio di luce va dal proiettore per un sogno da due mila lire.”

( Luciano Ligabue )