Come perle su un filo. Le avventure di Valeria in Florida

di Valeria Colonna

Così le Keys ci appaiono, attraversate, una dopo l’altra da questa fantastica strada. In realtà, a volte si tratta non di isole ma di arcipelaghi. La sensazione percorrendo gli spettacolari ponti sull’oceano è comunque quella di scorrrere tra le mani un filo di perle.

La giornata è calda ma il cielo è un po’ nuvoloso. Le previsioni davano bel tempo a Key West, l’ultima isola, mentre noi siamo a Key Largo, la prima, partendo dal continente. Decidiamo di fermarci sotto il sole. Dunque procediamo. La strada, ovviamente, spesso passa al centro delle isole. In tal caso l’oceano non si vede e lascia al suo posto una folta vegetazione.

Le mangrovie sono ovunque. A Key Largo, poi, è tutto un susseguirsi di esercizi commerciali e il paese si estende lungo la strada, unica, che attraversa le isole. Mai è stato così piacevole rispettare i bassi limiti di velocità. Avanziamo in cerca di sole e arriviamo a “sombrero beach”, una delle spiagge segnalate dalla guida. Ci siamo già fermate ad ammirare una spiaggetta che si apriva tra le mangrovie e si raggiungeva atraverso un suggestivo camminamento in legno. L’acqua però non era un granchè, dunque avevamo deciso di andare oltre.

Arriviamo a sombrero beach con la ferma intenzione di fare il nostro primo tuffo nel mare delle isole. La spiaggia è grande, bianchissima, ci sono le palme, anche il resto della vegetazione è tropicale, l’acqua non è caldissima ma permette un bel bagno, però è torbida. Ci sono tantissime alghe, non solo vive sul fondo ma anche morte sul fondo ed anche morte e spiaggiate. Probabilmente per questo l’acqua ha perso la sua limpidezza. Il tuffo però lo faccio e mi spingo a largo fino a dei paletti che dovrebbero segnare il confine del lecito.

A parte la profondità non cambia nulla. L’acqua è molto torbida e non si vede nulla. Ad un tratto mi ricordo di essere immersa nell’Oceano, che ci sono fin troppi coinquilini da queste parti e fuggo verso riva. Poteva essere interessante vedere se ancora più in là la situazione cambiava ma bisognava nuotare oltre i paletti di sicurezza.

Mio nonno marinaio mi dicava sempre che il mare va rispettato. Figuriamoci l’oceano. La riva è raggiunta molto in fretta con un po’ di delusione. La spiaggia vanta una zona prato attrezzatissima prima di raggiungere la strada: tavoli e sedie, tettoia con pali provvisti di ganci, barbacue, secchio per la spazzatura e perfino colonnine con prese elettriche. Tiriamo fuori dalla macchina la spesa di ieri e ne approfittiamo per un picnic vista oceano. Le nuvole ci inseguono e noi inseguiamo il sole.

Continuiamo ad avanzare, di isola in isola, di arcipelago in arcipelago, soprattutto di ponte in ponte, a velocità panoramica. Ad un tratto ci fermiamo. La strada è finita. Una specie di totem ci avverte che da quel punto, dopo 90 miglia di mare, c’è Cuba.

Ci dice anche che siamo nel punto più a sud degli stati uniti. Siamo a Key West, abbiamo ritrovato il sole e attraversato tutte le isole. I km non sono tanti, almeno per noi, circa 140 ed in realtà abbiamo fatto più di una sosta nel corso della giornata.

Abbiamo camminato lungo un tratto del vecchio ponte della vecchia ferrovia, ora risistemato e usato soprattutto dai pescatori. Corre parallelo alla strada, sospeso anch’esso sull’oceano. A piedi sono disponibili almeno 500 metri. Un’altra simpatica sosta è stata fatta al visitor’s centre. In realtà ce ne sono molti lungo la strada e più che centro per i visitatori sono delle piccole agenzie di viaggio.

Abbiamo prenotato la sistemazione per la sera ed ottenuto uno sconto su uno dei ristoranti di Key West. L’omone del visitor’s centre ci ha avvertito ripetutamente: la vostra è una sistemazione economica perchè la stanza è molto piccola e…. non c’è la televisione. Invece l’Ocean Breeze Inn è graziosissimo. Raccolto, con piccola piscina a disposizione, ricco di piante e soprattutto la stanza è assolutamente nei nostri standard europei. C’è perfino una vecchia televisione con tubo catodico… Dal momento che è presto torniamo in spiaggia ma la situazione è la stessa. Spiaggia bianchissima, vegetazione tropicale, uccelli tropicali che svolazzano e si fermano a riva ma l’acqua non attira: tantissime alghe e colori opachi.

Passeggiatina in centro, raggiungibile a piedi per vedere Key West che sembra un paese. In effetti il centro vanta delle case in legno stile coloniale, dove sembra ancora di vedere Hemingway prepararsi per andare a pesca di Marlin. Sigari arrotolati a mano a profusione e pochissimi cubani in giro. Nonostante la vicinanza sembra che profughi e cercatori di fortuna siano qui solo di passaggio per trasferirsi subito a Miami.

Per cena, non possiamo dimenticare le nostre precarie condizioni di salute, un Red Snapper arrosto. Trattasi di un saporito pesce locale. Stasera costituiva il pescato del giorno e lo servivano, sempre lui, letteralmente in tutte le salse. Qui amano molto le salse. Mi è capitato di fare degli incontri orripilanti con la salsine del cucinato locale.

Devo dire che la salsa depositata sullo snapper arrostito invece non era affatto malvagia ma piccante e non posso permettermela. Come contorno riso saltato con verdure e… uvetta e alcune verdure arrosto. Ben 3 tipi di pane diverso e il martini del giorno con frutta (che ovviamente ho solo asssaggiato, purtroppo) hanno completato la cena.

 Valeria Colonna