Cattedrale di San Casto in Calvi (Ce): tornano i marmi policromi

La Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio diretta da Anna Imponente ha individuato la provenienza di alcuni marmi policromi che costituivano la decorazione di una cappella settecentesca. Paliotto d’altare e balaustre possono così tornare, dopo vent’anni, nella chiesa per la quale essi furono realizzati.

Dall’analisi stilistica era evidente l’origine meridionale dei marmi e si deve al funzionario restauratore Federica di Napoli Rampolla l’individuazione della loro provenienza: la Cattedraledi San Casto in Calvi Risorta in provincia di Caserta.

Il materiale rubato fu sequestrato nel 1993 dagli agenti del Commissariato di P. S. di Frascati e lasciato in custodia presso un deposito giudiziario di automobili nei pressi di Grottaferrata e, poiché non ne fu individuata la provenienza, a conclusione del procedimento penale ne fu stabilita la confisca.La Soprintendenzadel Lazio accettò l’acquisizione del materiale nonostante le problematiche che ciò presentava: i marmi intarsiati erano diventati molto fragili perché danneggiati dalla lunga esposizione all’aperto, avevano bisogno di un diffuso consolidamento oltre che di una ricomposizione delle diverse parti e necessitavano di un luogo idoneo per la loro conservazione.

Il restauro fu eseguito a titolo gratuito dagli allievi della scuola Ars Labor di Roma sotto la direzione lavori della responsabile dell’Ufficio Furti della Soprintendenza Giovanna Grumo. A conclusione dell’intervento paliotto e balaustre  furono sistemati, in mancanza di spazi più adatti, al coperto nel chiostro di Palazzetto Venezia.

La vicenda dei marmi settecenteschi sta per concludersi felicemente.