Intervista a Gemma Dorigo, pilota Alitalia

di Riccardo Innocenti

Le donne, l’altra metà del cielo, come si suol dire. Ma il cielo, in questo caso, è il regno di Gemma Dorigo, pilota Alitalia. VIAGGIeMONDO l’ha intervistata.

Cosa ha maturato in lei la decisione di intraprendere questa professione?

Discendo da una “stirpe” di piloti, lo erano sia mio nonno che mio padre. Mi sono appassionata al mondo aeronautico sin da bambina ed ho cominciato a pilotare piccoli aerei monomotore all’età di 16 anni.

Quando frequentavo il liceo però non vi era che una donna in Italia che faceva questo bellissimo lavoro. L’ amore per il volo comunque mi ha spinta a perseverare e nonostante lo scetticismo generale ed un lunghissimo periodo di formazione e selezione, sono riuscita a realizzare il mio sogno.

– Come riesce a coniugare il lavoro con la vita familiare?

Questo non e’ facile per nessuna mamma. Io ho sempre cercato di adeguare il più possibile i miei turni alle esigenze familiari e da qualche anno ho anche optato per un impiego part-time che mi consente di stare meno giorni al mese lontano da casa. Ho inoltre il fondamentale supporto di tutta la famiglia che mi permette di  volare  senza ansie e preoccupazioni dall’ altra parte del mondo.

– Può raccontarci un episodio particolare accaduto durante il lavoro ?

Più che un episodio, ho nel cuore un volo veramente particolare con un passeggero altrettanto  speciale. Qualche anno fa ho avuto il privilegio di far parte dell’ equipaggio che ha accompagnato Papa Benedetto XVI nel suo viaggio pastorale in Inghilterra. E’ stata una esperienza emozionante ed intensa, ho potuto avvicinare Sua Santità ed incontrare tutte le più, alte cariche dello Stato Vaticano che erano al suo seguito.

– Come e’ cambiata la vita di bordo dopo gli ultimi attentati?

In generale, come tutti sanno, e’ stato necessario implementare la sicurezza in tutti gli ambiti correlati al mondo aeronautico. Noi equipaggi di volo abbiamo affinato e perfezionato molte contromisure protettive che aumentano di molto il livello di sicurezza  permettendoci anche di riguadagnare la tranquillità sul lavoro che gli attentati  terroristici avevano minato. L’ unico rammarico e’ che la porta blindata che separa il cockpit  dalla cabina passeggeri deve essere sempre chiusa, facendo sentire noi piloti un poco soli.

– Consiglierebbe la sua professione ai giovani? Perché?

Sono sempre stata convinta che quella del pilota non sia una professione da consigliare. La peculiarità  della vita del navigante, il livello di stress cui si e’ soggetti, il continuo studio e i check di controllo trimestrali, che sono i principali lati negativi di questo impiego, fanno si che solo una grande passione per il volo li possa  compensare e, se uno ce l’ ha non ha bisogno di essere incoraggiato.

– Cosa ne pensa del grave episodio avvenuto sul volo Germanwings ?

La tragedia del volo Germanwings è stata causata da una falla nella procedura di accertamento  dell’ idoneità  psichica di colui il quale aveva la responsabilità della vita di tanta gente. Anche questo evento ha portato a modifiche delle procedure operative per cui oggi nessun pilota rimane mai solo nel cockpit.

Il carico di stress  di colui che è ai  comandi di un aereo di linea deve affrontare è indubbiamente molto alto; e’ determinato da fattori esterni, come per esempio fenomeni meteorologici avversi, ma anche dall’ interno, da se stessi, ed è quindi fondamentale che, così come avviene, tutti i piloti  vengano scrupolosamente selezionati e periodicamente sottoposti a controlli psicofisici durante tutta la loro vita professionale.

Riccardo Innocenti