Arman “1954-1958” a Palazzo Cipolla (Roma) fino al 23 luglio

di Antonella D’Ambrosio

L’ampia retrospettiva sul lavoro dell’artista francese Arman, curata da Germano Celant, annovera circa settanta opere dagli esordi, anni cinquanta, ai primi anni del duemila.

E’ incredibile come salti agli occhi la doppia anima dell’artista, naturalizzato americano, in questo percorso negli spazi di Palazzo Cipolla, abituati a ospitare esposizioni di alto spessore e che spesso rendono visibili artisti famosi all’estero, ma non divulgati in Italia.

Arman con la sua ricca poetica ha attuato nel corso di cinquant’anni di attività, lavorando intensamente sia per serie sia con opere singole, un corpus articolato tra pittura e scultura, assemblage e ready-made. I suoi originali pensieri avvolgono le pareti e formano un tutt’uno con la forza che le immagini producono nello spettatore.

L’artista esplora l’annullamento della funzionalità di un oggetto attraverso la sua scomposizione o distruzione. L’atto di rendere disfunzionale uno strumento d’uso può avvenire sia mediante la sua demolizione sia tramite interventi di ibridazione tra due soggetti – come un frigorifero e un carrello della spesa, Du Producteur au Consommateur, 1997, o un pianoforte e un letto a baldacchino, Eine Klein Nacht Musik, 2000.

Il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, che ha ideato e realizzato la mostra, afferma: “Ho scelto di dedicare questa mostra all’artista Arman perché è mio fermo desiderio che non venga dimenticato un periodo storico, quello del secondo dopoguerra, caratterizzato da un fermento culturale eccezionale – conseguente alla grande espansione economica ed al connesso sistema di garanzie del welfare sociale che allora, diversamente da quanto accade oggi, dava risposte concrete alla collettività – che ha dato vita a manifestazioni diventate poi iconografiche, come ad esempio la Pop-Art.

Ho conosciuto e apprezzato Arman proprio in quel fecondo periodo dell’arte e della mia vita personale, e di lui ho subito condiviso la convinzione dell’assoluta compatibilità dell’espressione artistica con tutto ciò che ci circonda, quella sua particolare ricettività alla materialità della nostra vita quotidiana. Gli oggetti di uso comune, filtrati attraverso l’ironia e la sensibilità dell’artista, diventano – a mio parere – un potente veicolo di comprensione della nostra società e dei suoi mutamenti”.

Lo straordinario eclettismo nell’uso di diversi media e la curiosità sempre rinnovata per le differenti sperimentazioni artistiche rendono questa mostra assolutamente da vedere, la completa la monografia pubblicata da Silvana Editoriale: ricostruisce cinquant’anni di creatività attraverso la cronologia storico-contestuale e quella dell’artista, correlate dalle immagini di opere e documenti, fotografie personali e testi di poetica di Arman.

Promossa e realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo in collaborazione con Marisa Del Re, la Arman Marital Trust, Corice Arman Trustee e con il supporto tecnico di Civita, la mostra è visitabile fino al 23 luglio.

Antonella D’Ambrosio