Ritorno al passato con Dachao

di Beatrice de Stefano

Ho visitato Dachao durante una bella giornata estiva, il sole stonava  nel campo che per 12 anni era stato il simbolo della sofferenza e della morte per 206.000 prigionieri. La memoria tristemente ci ricorda che a Dachao, vicino Monaco, fu costruito il primo lager  il 22 marzo 1933, , fu anche il primo campo su cui fu posta la scritta  ARBEIT MACHT FREI  (il lavoro rende liberi), che in seguito diventerà un modello per gli altri campi di sterminio.

Esitai ad oltrepassare quel cancello, sentivo che la tristezza che provavo non era abbastanza. Lo aprii con le mie mani, era stato accostato dai turisti per fotografare la scritta, entrai: la prima cosa che vidi furono le basi sulle quali poggiavano le baracche.

Dentro il lager i suoni della città scomparvero, udivo solo i passi dei turisti sulla ghiaia. Nelle case dove avevano alloggiato i guardiani era stato allestito un piccolo museo dove erano esposti gli indumenti e gli oggetti appartenuti ai prigionieri,  c’erano anche numerose foto alcune delle quali mostravano i dottori tedeschi che usavano i prigionieri come cavie .

Il 29 aprile 1945 fu restituita ai prigionieri la loro libertà , grazie alle truppe americane ; si dice che gli americani erano talmente inorriditi da quello che videro che impazzirono e cominciarono a sparare ai guardiani, un testimone racconta che uno di loro scoppiò in lacrime mentre sparava.

Io sono convinta che nessuno ha il diritto di decidere la vita o la morte di una persona qualunque sia la sua colpa, ma alla vista dei forni crematori e davanti a  quelle orribili foto, il sentimento di rabbia prende il sopravvento e faccio fatica a rispettare questa mia convinzione.

Prima di andarmene ascoltai con l’audio guida una testimonianza di un prigioniero che raccontava dei compagni persi, del cibo che erano costretti a mangiare e di tutta la sofferenza che aveva patito. Il prigioniero concludeva il suo racconto dicendo Spero che ai più nessuno abbia a sperimentare il male nella sua più crudele esistenza“.

Sappiamo che non sarà cosi: nei secoli, la storia continua a scrivere con il sangue pagine di crudeltà umana.

Beatrice de Stefano