“Salvimaio” di Andrea Scanzi

di Adele Materazzo

Il giornalista Andrea Scanzi è tornato in teatro con lo spettacolo “Salvimaio”. In un monologo di circa 90 minuti ripropone, nella struttura e nelle intenzioni, la formula del “Renzusconi”, portato in giro per l’Italia nella passata stagione.

Scanzi coniuga giornalismo e satira, immagini e parole per coinvolgere il pubblico in un riesame dell’attuale governo. Ma non solo. Comincia con la genesi dei Cinque stelle, con il primo “Vaffa day”, proposto dal Grillo più arrabbiato, e prosegue con le tappe dell’affermazione dei pentastellati coronata dal successo elettorale del 4 marzo scorso.

Poi ricostruisce il percorso, tortuoso ma secondo lui inevitabile (per scongiurare un governo tutto di destra in caso di elezioni anticipate) che ha portato alla formazione di questo governo bicefalo. E a chi addossa la colpa di tutto? Al Pd, naturalmente, che ha rifiutato l’alleanza con i Cinque stelle. E più ancora al suo bersaglio polemico di sempre: Renzi, il rottamatore-autore dell’autogoal.

Tra l’altro strappa un sacco di risate al pubblico quando sullo schermo compare il Renzi del famosissimo monologo in inglese (un classico planetario della comicità involontaria).
E fin qui, niente di nuovo.

Il pubblico asseconda Scanzi nelle sue battute: ride quando fa vedere un passaggio di un’intervista di Floris a Salvini che, imbarazzante nel suo disperato tentativo di arrampicarsi sugli specchi, tenta di distinguere fra “pace fiscale” e “condono”; ride quando prende in giro Di Maio per i suoi difetti (quelli marginali, a dire il vero) o per la sua “bipolarità” (leggi contraddizione) quando si riferisce a Salvini; lo segue nei suoi ragionamenti, quando presenta Conte come uno dei Presidenti “meno peggio” tra quelli degli ultimi tempi; lo segue quando passa in rassegna tutta una sfilza di improbabili politici (dalla “slavina” Toninelli a Paola Taverna, da Calenda a Fontana e via discorrendo.

Ma quindi questo governo che da una parte vede un partito di destra, dall’altro un movimento post ideologico, come va, durerà? È populista, è razzista, è cinico, è efficace, è distruttivo? Insomma, come è il governo attuale nella visione di Scanzi?

Boh! Questa è la parola che lui sceglie. È tutto e il suo esatto contrario. Ma non è solo l’unione di due opposti che si incontrano in un “centro”, è anche il Governo che ha permesso di sbarazzarsi di Berlusconi. Anche solo per questo motivo gli sembra apprezzabile.

Dice di non avere paura di Salvini, ma memoria sì! E ricorda alcune affermazioni terribili pronunciate con la massima disinvoltura: “Raderei al suolo i campi Rom”, “pulizia etnica”, “fa schifo, dovrebbe vergognarsi” (riferito a Ilaria Cucchi).

“Non ho paura del Salvini in sé ma del Salvini in me!”, con una frase che agghiaccia.
E qui la responsabilità della paura si trasferisce sugli italiani: il pubblico recepisce che il rischio esiste ma non tanto per il presunto carisma di Salvini, quanto perché questo germe potrebbe covare dentro di noi.
Il monologo si chiude con un ringraziamento al pubblico e una richiesta: “Non fatemi fare il Salviloni!”

Adele Materazzo