Etruschi maestri artigiani. Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia

di Antonella d’Ambrosio

Ecco una occasione da non perdere per visitare, qualora non sia ancora stato fatto, o rivisitare, sempre piacevole, Cerveteri e Tarquinia; le due località sono così importanti e imperdibili da essere ormai annoverate dal 2004 nel Patrimonio culturale dell’umanità dell’ UNESCO: Necropoli etrusche della Banditaccia a Cerveteri e Necropoli dei Monterozzi a Tarquinia.

La mostra è stata organizzata proprio per il quindicennale e si sviluppa nel Museo Nazionale Archeologico Cerite e a Tarquinia nel Museo Archeologico Nazionale, è curata con molto amore, oltre che competenza, da Andrea Cardarelli e Alessandro Naso, un’iniziativa pensata nell’ottica di una fruizione integrata dell’intero sito protetto.

Etruschi maestri artigiani pone l’attenzione sull’eccezionale rilevanza dell’artigianato etrusco e sulla straordinaria perizia raggiunta dagli artigiani nel corso del primo millennio a.C. nelle due città di Cerveteri e Tarquinia.
Con l’intento di far apprezzare la complessità delle operazioni richieste dall’articolata catena artigianale, si è quindi deciso di riprodurre come oggetto-campione un elmo bronzeo di particolare prestigio e significato socio-economico della prima età del Ferro (fine X – VIII sec. a.C.), riprendendo in video le fasi della sequenza produttiva per mostrarle accanto agli oggetti originali e alle riproduzioni. In questo modo sarà possibile a tutti verificare quali cognizioni tecniche e quanto sapere artigianale si celino in oggetti, ai quali per lo più non si concede che un’occhiata frettolosa.

I visitatori potranno inoltre ammirare sotto una nuova luce oggetti di raro pregio, come l’eccezionale corredo della tomba tarquiniese con la celebre situla (un particolare tipo di vaso cilindrico) dell’inizio del VII secolo a.C. recante il nome in caratteri geroglifici del faraone Bocchoris, ma anche una tromba-lituo, uno scudo e una scure in bronzo finemente decorati, sepolti nel VII secolo a.C. come offerta rituale in un antico deposito votivo di Tarquinia.

Dalla fine del VI all’inizio del V sec. a.C. l’importazione di vasellame dipinto da varie regioni della Grecia, con la preminenza assoluta dell’Attica e di Atene in particolare, raggiunse l’apogeo: molti vasi dell’epoca, opportunamente evidenziati nell’esposizione, riportano scene suggestive, che costituirono al tempo un potente ed efficace veicolo di diffusione della cultura e della mitologia dei Greci anche nell’Italia centrale.

Celebre testimonianza ne è il cratere di Euphronios, uno degli oggetti più famosi conservati nel Museo di Cerveteri, noto capolavoro della produzione attica, che un etrusco ha voluto per sé e nella sua dimora eterna.

La presenza di opere realizzate direttamente da artisti greci ha poi stimolato in Etruria una ricca produzione locale, testimoniata ad esempio dal gruppo delle idrie (vasi per contenere bevande) ceretane con il loro stile originale e immediatamente riconoscibile.

È una straordinaria opportunità per evidenziare la stretta connessione tra le due antiche città etrusche, ma, soprattutto, per rinsaldare il legame naturale tra i musei e le rispettive necropoli.

L’esposizione rilegge le prestigiose raccolte già esistenti nei due musei, anche grazie ai confronti offerti dalla presenza di importanti prestiti come alcuni capolavori ceramici conservati a Roma, al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e alcuni celebri oggetti preziosi della Tomba Regolini Galassi, appartenenti alle collezioni dei Musei Vaticani, che per la prima volta tornano a Cerveteri, dove furono scoperti. Vengono proposti al pubblico una serie di reperti particolarmente significativi provenienti dalle necropoli di Cerveteri e Tarquinia, facendoli emergere dal percorso museale.

La direttrice del Polo Museale del Lazio, di cui le sedi della mostra Etruschi maestri artigiani fanno attualmente parte, Edith Gabrielli , spiega il lavoro dietro le quinte: “Un’azione fatta per esempio di piani globali in materia di sicurezza, di manutenzione e di conservazione programmata, di uno sforzo costante per raggiungere standard museologici comuni e riconosciuti a livello internazionale – con particolare riferimento ai percorsi di visita – del coinvolgimento di Università e di altri prestigiosi istituti nella ricerca o infine di un legame continuo e intenso con il territorio e con le sue Amministrazioni”.

Ci ha tenuto a precisare che gli introiti sono stati e sono tuttora posti al servizio di un concetto di tutela e valorizzazione integrate, ovvero sono redistribuiti a vantaggio di tutti i musei, dimostrando con i fatti che i musei piccoli non sono musei minori.

Si sente spesso dire – osserva la Gabrielliche l’obiettivo dei nostri musei e più in generale dei nostri beni culturali deve essere solo e soltanto il turismo internazionale, a seconda delle circostanze identificato con il pubblico cinese, l’americano, il giapponese e così via. Ora, il dato reale suggerisce esattamente il contrario.
Il dato reale ci dice che il museo, i nostri beni culturali sono ben tutelati e ben gestiti quando vivono in armonia con i rispettivi contesti. Solo così i musei italiani, il paesaggio italiano, la cultura italiana possono fra l’altro acquisire la fisionomia di un potente attrattore per il turismo internazionale”.

Nel 2019 la strategia del Polo su Tarquinia e Cerveteri significa anche una rassegna intitolata Immaginario Etrusco e questa mostra. L’una e l’altra rientrano all’interno della terza edizione di ArtCity, con cura e coordinamento organizzativo di Marina Cogotti, un progetto museologico che riunisce sotto un unico ombrello oltre 200 iniziative culturali costruite ‘su misura’ per ciascuno dei siti del Polo. L’idea di ArtCity consiste nel far entrare nei musei chi in precedenza non lo aveva mai fatto. E magari nel convincerlo a tornarvi più volte, secondo il ben noto meccanismo della fidelizzazione.

I curatori della mostra Andrea Cardarelli e Alessandro Naso dicono: “I percorsi realizzati si snodano tra alcune delle più significative produzioni artigianali caratteristiche delle due città: per quanto riguarda le fasi più antiche attribuibili all’aspetto comunemente noto come periodo villanoviano, per Cerveteri è stata considerata la produzione tessile (Cerveteri n. 1), mentre a Tarquinia si è puntato l’interesse sulla produzione metallurgica, che rappresenta una delle più eclatanti componenti artigianali della prima età del Ferro (Tarquinia nn. 1-3).

Per i successivi secoli nei quali si sviluppò la civiltà etrusca si è cercato di enucleare alcune caratteristiche produzioni attraverso una scelta di reperti significativi delle ricchissime raccolte dei due musei. Ci auguriamo che questa impostazione possa suscitare nel pubblico e negli specialisti un interesse pari all’entusiasmo con il quale abbiamo espletato il nostro incarico”.

La guida alla mostra, sempre curata da Andrea Cardarelli e Alessandro Naso, edita da artem, merita un particolare apprezzamento per il formato agevole, la chiara grafica e le immagini molto curate; il prezzo contenuto ne farà un sicuro oggetto di desiderio. Sul retro della copertina l’immagine del bell’elmo in mostra, l’oggetto è anche stato replicato, come già detto, per l’occasione, da Vincenzo Pastorelli. Si può assistere al video della riproduzione artigianale, fatta per mostrare come veniva forgiato questo manufatto, che piacerà molto anche ai bambini.

ETRUSCHI MAESTRI ARTIGIANI
Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia
25 luglio – 31 ottobre 2019
Cerveteri, Museo Nazionale Archeologico Cerite e Necropoli della Banditaccia
Tarquinia, Museo Archeologico Nazionale e Necropoli dei Monterozzi
a cura di Andrea Cardarelli e Alessandro Naso
Da martedì a domenica dalle ore 8:30 alle 19:30
La biglietteria chiude alle ore 18:30