Rionero Sannitico (IS): quel tratto della Via Francigena nel Sud

testo di Antonella Pino d’Astore – foto di Sandro Calicchia

Bagliori argentei, lame scintillanti, armature imponenti, sguardi fieri: come in un’antica tenzone, i Cavalieri Templari si esibiscono in combattimenti che ci riportano al medioevo.

La  luce fioca delle torce illumina la piazza antistante la seicentesca Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, scenario ideale per l’incontro con i Cavalieri Templari, e nella notte stellatissima, l’atmosfera è sempre più magica e misteriosa.

Eccolo Rionero Sannitico, nel “Fondovalle Sangro”, uno dei borghi del Molise dalle glorie medievali misconosciute, tutte da scoprire. Per tutti anonima terra di pastori, ma in passato punto di incontro e stazionamento, rifugio per cavalieri, conti, santi, crociati e pellegrini. Qui ci sono state battaglie importanti, qui si sono fermati i Templari.

 


Rionero festeggia la giornata Europea del Pellegrino

Poco più di 1200 anime vivono qui, a 1051 metri s.l.m., in un borgo incastonato nel Fondovalle del Sangro. Pochi chilometri separano Rionero Sannitico dagli impianti sciistici di Roccaraso e dal Parco Nazionale dell’Abruzzo. Rivinigri, questo l’antico nome di Rionero, è una comunità montana dell’Alto Volturno, la cui principale fonte di reddito è legata alla piccola impresa e al commercio, oltre che al comparto agricolo e all’allevamento.

Il cuore del borgo è la piazza della Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo: a croce latina, tre navate, è realizzata in pietra locale, ed è caratterizzata dal pregevole campanile e dall’oggettistica sacra ivi conservata. La  chiesa fu costruita dai Carafa nel Seicento, cosi come il Castello Ducale, di cui rimangono i ruderi a testimoniare la sue funzioni prettamente militari.
Lo scorso 8 agosto, Rionero Sannitico ha ospitato e celebrato la “Giornata Europea del Pellegrino”. Facciamo un passo indietro. Il 5 giugno 2015 a Roma presso la sede del 5^ Municipio di via Casilina 655, è stata formalmente istituita la Giornata Europea del Pellegrino.

Quasi un anno fa, il sindaco di Rionero Sannitico, Tonino Minichiello, dichiarò la volontà della sua amministrazione  di istituire la giornata del pellegrino. Successivamente, l’on. Silvia Costa, Presidente Commissione Cultura del Consiglio d’Europa, si è prodigata per il tanto agognato riconoscimento del tratto sud della Via Francigena. Da Canterbury a Roma, e da Roma a Gerusalemme: il più grande itinrario culturale del mondo si arricchisce con il riconoscimento e la valorizzazione del tratto di Via Francigena nel Sud.

Il pellegrino che attraversa il Molise, può dare un senso ad un territorio, come il territorio può ripagarlo con le sue dimensioni storico, artistico, culturali, gastronomiche, di primo livello.

Il Molise ha avuto, ed ha, una fondamentale parte pregnante al progetto che vede impegnate tante associazioni e volontari tra cui Maurizio Varriano, Franco Valente,  Michele Del Giudice, Enzo Dota, Margherita Quercia, Mario Pietracupa, e tanti altri amici uniti dallo stesso unico obiettivo: la rinascita del Molise come volano territoriale ed al centro dell’Europa.

La giornata del pellegrino è stata caratterizzata da numerosi eventi, tra cui esibizioni di combattimenti medioevali con i Cavalieri dell’Associazione Acors. La calda serata estiva è stata allietata dalla buona musica popolare a cura del gruppo “ Le Terre Rioneresi”.

 

I pellegrini sono stati accolti in Piazza Trinità dalle autorità, dagli Alpini delle Mainarde e dal picchetto dei cavalieri. Presenti il Presidente della Regione Molise e il Vice Sindaco di Castel del Piano.

Tra i partecipanti, Michele Del Giudice mitico camminatore da Monte S. Angelo a Gerusalemme; i cultori del cammino “Walkers Abruzzo”; i Cavalieri dell’Umiltà Templari di Santa Maria Teutonica da Manfredonia; il camminatore dell’Appia Regina Viarum, Oreste Polito; Stefano Fedele in rappresentanza dell’ Onlus ICT Ad Duas Lauros; Massimo Tedeschi e Luca Bruschi di AEVF.

 

Pellegrini in cammino nel Molise

Siste et bibe, viator“: frase che nel medioevo si rivolgeva a chi trovavano ristoro in “ospedali”, i “viator”. Erano sia pellegrini che procedevano verso le mete religiose raffigurati con il sacco sulle spalle, sia cavalieri di ritorno o in partenza per le crociate, armati di spada.

Il Molise è tra le regioni più piccole di Italia, secoli fa, invece, è stata la contea più grande del Regno di Sicilia di Ruggero II, il Normanno. La simbologia medievale, l’architettura templare, i messaggi criptici, le reliquie, potrebbero far credere alla trama di un film o di un romanzo: quello che per altre nazioni è leggenda, in Molise è realtà.

Nessuno sa del Calice dell’Ultima Cena, come forse nessuno sa che «Dan Brown ha raccontato una storia che non è avvenuta in Francia, ma in Molise», parola di studiosi, luminari e cultori. Del resto, la piccola landa di terra prende il nome da una famiglia normanna di cavalieri templari: i De Moulins.

Il Molise dell’on. Silvia Costa è “fascinoso, sconosciuto, incontaminato, un territorio da scoprire e subito da amare”. Qui si viaggia in mezzo ai segni di un tempo incontaminato. Partendo da tre porte di accesso: Termoli porta est, Venafro porta ovest e Campobasso porta centrale. Tutto nella nuova – ma nemmeno tanto – filosofia del “glocal”, il locale nel globale.

Perché l’idea è quella di ricomprendere in un’offerta turistica – sulla carta più che vincente, basti dire che nel mondo ci sono ben 700 associazioni di cultori del Medioevo – tutte le caratteristiche più tipiche del territorio: la storia, le tradizioni, l’artigianato e la cucina. Elementi che si legano tra di loro in un richiamo continuo. Si tratterebbe di un turismo di eccellenza: ben diverso da tutte le strade finora battute e finora fallite miseramente.

«I nostri borghi – spiega infatti lo studioso Domenico La Portanon sono stati toccati dal Rinascimento». Coperture, sovrastrutture e naturalmente le brutture che pure in giro si colgono in ogni angolo dei piccoli comuni molisani sono frutto di manomissioni molto più recenti: alle conquiste di benessere fatte nel Dopoguerra alla fine sono corrisposti i sacrifici architettonici del Medioevo. Tuttavia un tesoro meraviglioso è ancora custodito nei borghi regionali ed è ancora tutto da scoprire.

 

Antonella Pino d’Astore