“BOEZ – Andiamo via”. Rai 3, dal 2 al 13 settembre

di Antonella D’Ambrosio

Un prodotto televisivo nuovo è in programmazione in prima visione su Rai 3 dal 2 al 13 settembre alle ore 20.20. Si tratta di un esperimento rivoluzionario, la cui funzione pubblica è stata riconosciuta dal Ministero di Giustizia che ha creato i presupposti indispensabili alla sua concreta realizzazione, perché di grande impatto sociale: BOEZ – Andiamo via è la dimostrazione di come il servizio pubblico radiotelevisivo può contribuire attivamente alla trasformazione della società.

La docuserie, in 10 puntate di 30 minuti ciascuna, racconta il viaggio a piedi di sei ragazzi condannati realmente per aver infranto la legge ed in regime di detenzione, interna ed esterna. Un viaggio che sperimenta il cammino come dispositivo di recupero, pena alternativa già praticata in altri paesi europei e che abbatte le percentuali di recidiva, del resto è affermato da tutti i partecipanti, per esempio al Cammino di Santiago o al Cammina Molise, la ormai famosa manifestazione che si svolge ogni anno nel mese di agosto, che l’atto di camminare all’aperto insieme, crea un cambiamento positivo negli esseri umani: li migliora e li avvicina. BOEZ –

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Andiamo via vuol essere l’occasione per esplorare e verificare in modo concreto l’ipotesi di inserire il cammino, una sorta di pellegrinaggio all’interno di sé stessi, come strumento di riscatto e pratica possibile.
Scarponi ai piedi e zaino in spalla, il gruppo di condannati intraprende un cammino che parte da Roma, dal Colosseo, fino a Santa Maria di Leuca, punta estrema dello Stivale. Sessanta giorni di impegno fisico notevole, di regole da seguire, e soprattutto di apprendimento di nuove modalità di relazione; sessanta giorni di riflessioni sul passato, che fanno maturare i sei ragazzi, di ricordi ed emozioni che sviscerate insieme agli altri divengono materia utile per tutti, cibo per l’animo.

Tappa dopo tappa, assistiti dal lavoro di una educatrice con esperienza di dinamiche di gruppo e da una guida esperta nei percorsi di lunga distanza a piedi, i nostri protagonisti lasciano emergere anche sogni, aspirazioni e desideri soffocati o repressi da un destino avverso che li ha condizionati tanto da non riuscire più a ritrovare sé stessi e a spingerli a replicare un modello deviante. La chiave di successo di questa originale ed innovativa serie è la capacità di mettere in luce i ricordi, i dubbi e le esperienze passate che i ragazzi portano con sé lungo il cammino; è ciò che sempre fa progredire il camminatore nel percorso della propria vita: sapersi prendere delle responsabilità, affrontare delle decisioni improvvise, soprattutto quando sono in gioco le relazioni umane.

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Ecco che il percorso, ovviamente e al tempo stesso, racconta ciò che i protagonisti vivono nel presente: incontri, traguardi, riflessioni, scoperte, fatica e soprattutto speranze. La vita li ha intrappolati – realmente e metaforicamente -, li ha messi con le spalle al muro; il lungo faticoso cammino, che è anche affrontare la fatica e il sudore e il peso dello zaino, li forma, li ispira e li stimola positivamente per il futuro. Tutti i “personaggi” di questa serie possono catturare il pubblico per la loro differenza di carattere e modo di affrontare il percorso; particolare attenzione merita Maria, unica donna tra i sei condannati, e anche unica femmina nella famiglia di origine in cui attenzioni e affetto sono solo per i fratelli maschi; Maria ha il destino segnato: a 14 anni la “sposano”, poi la costringono a rubare. Le imposizioni di suo padre e le tradizioni della comunità Rom nella quale è nata, la soffocano; abbandona tutto e comincia a vivere di espedienti, finché viene accolta dalla Comunità “Il fiore del deserto”. Affronta il Cammino con un tenace desiderio di riscatto e di libertà, alla ricerca di una vita serena e onesta.

Ed il messaggio che emerge è forte e chiaro: la rinascita è possibile anche quando sembra non esserci via di uscita, così uno dei ragazzi pronuncia la frase che può essere il motto della serie: “potremmo prendere spunto dalle onde del mare che pur infrangendosi contro gli scogli trovano sempre la forza di riprovarci. Quindi questa non è una fine ma un nuovo inizio”.

Antonella D’Ambrosio