LA GOMERA. L’ISOLA DEI FISCHI

di Antonella D’Ambrosio

In sala dal 27 febbraio, distribuito da Valmyn, il film del rumeno Corneliu Porumboiu cattura durante la visione e non molla lo spettatore, fosse anche un non amante dei polizieschi o dei noir. Infatti il regista (già premiato con la Caméra d’or a Cannes per il film A Est di Bucarest) gioca con i generi, si diverte a mischiare le carte; non gli interessa tanto la storia, ma come raccontarla.

 

 

 

Cristi (Vlad Ivanov), il protagonista dall’espressione impenetrabile, già  punto di forza ed interesse del film, è un ispettore della polizia di Bucarest che ama fare il doppio gioco, si fa coinvolgere da Gilda, donna fatale e irresistibile, in un colpo multimilionario, ma presto i due si troveranno a dover risolvere imprevedibili inganni e tradimenti. L’unica speranza per portare a termine il colpo è immergersi nella bellezza mozzafiato dell’isola de La Gomera, nell’arcipelago canario, dove impareranno a comunicare con una lingua segreta basata sui fischi.

Il regista si esprime in questi termini: “Questo film è molto diverso dagli altri, ma non era una cosa che avevo premeditato. Lo stile narrativo ed estetico è una conseguenza della storia di una lingua segreta utilizzata per scopi criminali …. Il poliziotto intraprende un viaggio iniziatico, un’avventura a scatole cinesi ricchissima di colpi di scena. .. Volevo raccontare una storia di personaggi che mentono, che fanno tutti un doppio gioco….Pur rimanendo fedele ad alcuni  miei temi e senza abbandonare il lato popolare presente nei miei precedenti film, ho provato a conciliarli con la riflessione teorica sul linguaggio”.

L’isola delle Canarie appare allo spettatore come a Cristi: immersa in una luce sorprendente che desta meraviglia e un totale senso di cambiamento. Le atmosfere, il non detto, il variare di colori e luminosità, la faccia da mummia dell’ispettore, che sembra sempre nascondere qualcosa e contemporaneamente non essere presente a sé stesso, tutto contribuisce ad ipnotizzare lo spettatore: il regista manovra il film per imbambolare chi guarda come capita al fintamente impassibile Cristi.

Questa sensazione di essere trascinati nel vortice diventa quasi un patto col regista e da questa intesa si esce pienamente soddisfatti. Non è la storia thriller ad essere ipnotizzante, ma il modo in cui sono usati la luce  e i suoni: è la variazione  dei colori e degli effetti acustici a catturare: la pellicola vibra di mutazioni continue.

 

Corneliu Porumboiu, oltre a giocare con i generi cinematografici, è riuscito a dare una sospensione magica, che ci fa sentire presi dal paesaggio e dal contesto come succede all’attonito ispettore, anch’egli interessante proprio per essere così sfasato rispetto al contesto. L’ambientazione finale con gli alberi luminosi che mutano forma e colore, sembra quasi la materializzazione del creativo linguaggio dei fischi.

Antonella D’Ambrosio